tag:blogger.com,1999:blog-69033812864099010682024-03-06T06:29:49.176+01:00La CassandraEloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.comBlogger109125tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-22715667125374853792016-08-05T18:51:00.000+02:002016-08-05T18:51:17.649+02:00Fino a che...... non cambierà il vento, <i><b>La Cassandra</b></i> si ferma qui. :)<br />
Per chi amava leggere le mie parole: continuerò a scrivere <a href="http://sapevodanzareallaluna.blogspot.it/">qui</a> e <a href="http://rivistaphaneron.blogspot.it/">qui</a>. <br />
A risentirci presto. ♥Eloisahttp://www.blogger.com/profile/16055874394249335551noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-34007208547185959822016-04-05T18:14:00.004+02:002016-04-05T18:14:41.614+02:00Dell'amore, dell'amore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKQchvHWprBajany186cgpWvft4ESB5M-rGn4pFkL5AcznsA6h0RTBw4F369YvfTasKr081Ueth9dU50NzjD25pWhfaMWVO7n5sYeLHagW6RXxv9jSzX7RUl6eilQ09RWMNuXPJ4-AwE/s1600/eloisa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKQchvHWprBajany186cgpWvft4ESB5M-rGn4pFkL5AcznsA6h0RTBw4F369YvfTasKr081Ueth9dU50NzjD25pWhfaMWVO7n5sYeLHagW6RXxv9jSzX7RUl6eilQ09RWMNuXPJ4-AwE/s1600/eloisa.jpg" /></a></div>
<i><span style="font-size: large;">Declinato in ogni sua forma, l'Amore è il bene più grande che abbiamo. Quello che più spesso diamo per scontato e che (paradosso tutto umano!) ricerchiamo con maggiore smania e tenacia. </span></i><br /><br />In questo periodo corro tanto. Ho parecchie cose da fare e non tutte piacevoli. Ho perfino abbandonato la scrittura che (felinamente) tornerà quando potrò concedermi un po' più di calma. Sono frastornata <i>eppure</i> veloce nel pensiero. Sono centrata <i>eppure</i> in movimento. Sono in evoluzione <i>eppure</i> già soddisfatta. Sono il solito caos (danzante?) - <i>eppure</i> di Amore ne ho parecchio. <br />Dove lo trovo? Lo trovo qui: <br />- nelle ore trascorse con le mie due amiche, che amo come sorelle e che, come sorelle, mi tengono stretta per le braccia, per non farmi cadere;<br />- nel tempo trascorso in classe coi ragazzi, che a volte mi chiedono: «Ma lei, come sta, prof?» (<i>Sto bene... e sto bene anche grazie a voi...</i>);<br />- nelle risate più sciocche, senza capo né coda - se sono al buio è ancora meglio; <br />- nelle parole buone e tranquille dei miei genitori (ritrovati), che ancora sanno piangere e sorridere insieme a me;<br />- nella morbidezza dei miei gatti, nella voce petulante di Cagliostro contro la pioggia, nello scodinzolio di Timmy, nel risveglio imbronciato della Maggie (Amori silenziosi e bellissimi). <br />Siamo pochi ma buoni. E sempre molto stretti.Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-45543506426657923102015-11-03T18:10:00.000+01:002015-11-03T18:10:00.438+01:00Docenti (precari) a volte ritornano<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" /></a>E’ imperdonabile abbandonare un blog a se stesso in questo modo. Eppure lo faccio spesso. Da buon Sagittario, a volte parto in quarta verso mete impreviste – e mi dimentico di scrivere. Mi dimentico un po' di tutto, almeno finché non sento il bisogno impellente di "tornare a casa".<br />Il primo cambiamento, dall’ultimo post ad oggi, riguarda la scuola: dopo due anni di lacrime e sangue a Gattinara, ho dovuto lasciare i miei ragazzi e trasferirmi in un’altra scuola. La "buona scuola" avanza e non risparmia nessuno. Ho ricevuto messaggi commoventi e affettuosi da parte dei miei ex colleghi ed ex alunni, ho pianto un po'... e poi sono ripartita. <br />Strano, il nostro mestiere: andiamo dove c’è bisogno, col nostro bagaglio di paure ed entusiasmi, di libri e fotocopie, di speranze e timori. Le mani sporche di gesso o di pennarello, la pazienza che a volte scappa e qualche buona lettura da tirare fuori come il coniglio dal cilindro. <br />Riusciremo bene, a farli appassionare un po’ della nostra materia – ci speriamo sempre. <br />Quest’anno, per la prima volta, ho solo classi del biennio, una magnifica collega di sostegno sulla classe prima e, tra i progetti, un laboratorio di scrittura creativa in prima, seconda e quarta, da organizzare e strutturare nei ritagli di tempo. <br />E poi, come sempre, ci sono le letture personali, bislacche, ma ben mirate (ve lo assicuro!). Oltre al volume della Rigoglioso sulla partenogenesi nella Grecia antica (imprescindibile, eh!), ho in cantiere il bel volumetto sulla rabbia femminile di Maura Gancitano e <i>Hugo e Rose</i>, delle mie sempre adorate edizioni e/o. <br />Quando riuscirò a recensire qualcosa sarà sempre troppo tardi! Ma in fin dei conti... la vita (quella che pulsa e ci spinge avanti e ci fa mancare il tempo e ci toglie il fiato) non è forse meglio di qualsiasi accumulo di parole su Web?<br />Camminate decisi, ci risentiamo presto. :)<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK_14YThXxMK2OLjq_Q6ET2LOBKbCVnDUMFdi8yXXoOzZ_uBdhrpxZY2TLGk2NwEQNIe8wc43pJvYmOCP0gkP0nIWMOMzsONN4tZThZCvl7xEKy9vEI5CCHsJ-R1CkN80-qaoYdPPe5ec/s1600/fb6e47999d46cc8a05dbb2574f9c0d13.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK_14YThXxMK2OLjq_Q6ET2LOBKbCVnDUMFdi8yXXoOzZ_uBdhrpxZY2TLGk2NwEQNIe8wc43pJvYmOCP0gkP0nIWMOMzsONN4tZThZCvl7xEKy9vEI5CCHsJ-R1CkN80-qaoYdPPe5ec/s640/fb6e47999d46cc8a05dbb2574f9c0d13.jpg" width="592" /></a><br />Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-49982180462694261032015-08-10T11:53:00.000+02:002015-08-10T11:53:28.278+02:00Non voglio fare la maestra d'asilo!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj71EfTjSsnPF5jXF_RQ2to0seZBffJHIhuS43M7i0Z7NuopN1kQTl_soGJMvOaV-JkDOPR7k9obMG9e8zHfUI2ZrYqIlFK3_lwRCybelzgHuuWEDRnfD1qfqaUR_yIP9rFPHXKfg31apc/s1600/donne.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj71EfTjSsnPF5jXF_RQ2to0seZBffJHIhuS43M7i0Z7NuopN1kQTl_soGJMvOaV-JkDOPR7k9obMG9e8zHfUI2ZrYqIlFK3_lwRCybelzgHuuWEDRnfD1qfqaUR_yIP9rFPHXKfg31apc/s1600/donne.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><i>Ve lo giuro: questo non sarà il solito post vetero-femminista sulle gioie della mancata maternità. <br />Si tratta, più che altro, di alcune riflessioni che mi frullano nella testa da qualche tempo e che si fanno particolarmente irrequiete ogni volta che rischio di perdere il mio lavoro a causa delle riforme ("buone scuole", "buone pratiche" et similia) realizzate dal governo incompetente di turno. </i></span><br />
<br />
Da qualche anno, tra molti patemi (causati dal precariato scolastico e dalle famigerate nomine d'inizio anno) e innumerevoli soddisfazioni, insegno lettere in istituti superiori, a ragazzi la cui fascia d'età è compresa tra i 15 e i 19 anni.<br />E' un lavoro che impegna il cuore più della mente, che sporca le mani (di gesso, lacrime, inchiostro), che "costringe" alla creatività e all'empatia. Un insegnante che non sappia inventarsi chissà cosa, pur di trasmettere entusiasmo e desiderio di conoscenza - un insegnante che non sappia e non voglia piangere e ridere coi propri alunni... difficilmente sarà in grado di lasciare un segno indelebile. <br />In verità, ci sono poche altre cose, nella vita, che io ami quanto il mio lavoro - e per le quali provi la stessa soddisfazione. Perciò, quando conoscenti o emeriti sconosciuti mi domandano: «Che mestiere fai?», rispondo sempre con orgoglio: «Insegno!».<br />E' a questo punto che arriva sempre lei, la Domanda delle Domande: «Dove? All'asilo? Alle elementari?»<br /><b>Premetto che ho massima stima dei colleghi che insegnano alla scuola materna ed elementare; non è questo il punto</b>. <b>Il punto è: se io fossi un uomo, mi rivolgerebbero la stessa domanda?</b> La risposta è scontata: no, non lo farebbero. <br /><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhES2Hl8hyWJ57rUc8mcFpqGlgTXct3B6wt8lbsJOPdxf4HTE_Ct7vRsXRHB3_hu6q_1bbzkY_bx39M530vMDZAxe6A0FiyNwS2Dz10rdowo8Y-zcXfjRF3XhZnGI_7QeFyUf5ymQWg1Fw/s1600/487cf95a0399970519572c448ea67ff1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhES2Hl8hyWJ57rUc8mcFpqGlgTXct3B6wt8lbsJOPdxf4HTE_Ct7vRsXRHB3_hu6q_1bbzkY_bx39M530vMDZAxe6A0FiyNwS2Dz10rdowo8Y-zcXfjRF3XhZnGI_7QeFyUf5ymQWg1Fw/s1600/487cf95a0399970519572c448ea67ff1.jpg" /></a></div>
<br /><b>Per quale motivo, invece, nel 2015,</b> in un Paese come il nostro (che pretende di essere all'avanguardia in materia di pari opportunità), <b>il sentire comune ancora associa l'immagine di una donna (per giunta giovane!) sempre e solo alla cura dei bambini e ad attività prossime al <i>maternage</i>? </b>Per quale ragione dovrei preferire avere a che fare con bambini molto piccoli (e non ancora in preda a detestabili e incontenibili sussulti ormonali) piuttosto che insegnare la poesia di Dante, Montale, Pavese? Perché a nessuno dei miei colleghi maschi, docenti di materie tecniche, di matematica, lettere o filosofia, viene mai chiesto (con quell'odioso sorriso accondiscendente) se siano maestri d'asilo?<br /><br />Direte che sono una rompiscatole. Che mi piace prendere tutto per le punte. Sarà. Fatto sta che, alla <i>Domanda</i>, rispondo sempre con serietà e decisione, pregustando le espressioni facciali e le esclamazioni imbarazzate del mio interlocutore o interlocutrice (i pregiudizi sessuali non risparmiano nessuno).<br />«No. Insegno alle superiori. Italiano e storia.»<br />«Ah. Alle superiori? ... però!»<br />Però <i>che cosa</i>? Che cos'è che sconvolge l'italiota medio, quando si parla di donne e di cultura in un unico contesto? <a href="http://la-cassandra.blogspot.it/2012/01/medioevo-prossimo-venturo.html">Ci divertiamo tanto a deridere il povero Camillo Langone</a>, ma il sessismo è ben più diffuso e radicato di quanto crediamo.<br />E i pregiudizi sono diffusi anche nella scuola stessa. <br />Un paio di anni fa, ho insegnato in un istituto professionale, sul corso meccanici - che è, notoriamente, un corso tutto maschile, che mette a dura prova le capacità emotive e caratteriali di un docente. Un pomeriggio, mi recai presso l'aula magna della mia scuola per partecipare ad una riunione che riguardava sia mio istituto sia l'istituto tecnico della stessa città. Indossavo un abito rosso lungo fino ai piedi e avevo tirato su i capelli. Un collega dell'istituto tecnico mi vide passare e, credendo forse di rivolgermi una gentilezza, mi disse: «Ah, tu che sei così elegante... Di sicuro insegni sul corso moda [interamente femminile]». <br />«Veramente no» gli risposi, ostentando una certa sfacciataggine e godendomela un mondo. «Insegno sui meccanici e sono coordinatrice di una classe di trentaquattro maschi, dove mi diverto come una pazza. Come vedi, l'abito non fa sempre il monaco.»<br />L'ho lasciato così, a bocca semiaperta, e sono andata a sedermi. Rigorosamente in ultima fila, come avrebbero fatto quegli scapestrati dei miei alunni...<br /> Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-86551495108139818082015-03-29T22:16:00.001+02:002015-03-29T22:16:39.864+02:00Adotta uno scrittore 2015: Elisa Casseri incontra i ragazzi dell'IT Calamandrei di Crescentino (VC)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" /></a><span style="font-size: large;"><i>In occasione della tredicesima edizione del progetto "Adotta uno scrittore" (iniziativa del Salone Internazionale del Libro di Torino), <b>Elisa Casseri</b>, autrice di </i><b>Teoria idraulica delle famiglie</b><i>, ha incontrato i ragazzi dell'istituto tecnico "Piero Calamandrei" di Crescentino, in provincia di Vercelli.</i></span><br />
<b><br />Giovedì 26 marzo 2015</b><br />
Arrivo a Crescentino con qualche minuto di ritardo. Ho preso un giorno di permesso, oggi. Da insegnante precaria, è bene che ne usufruisca, delle mie ferie.<br />Così, lascio i miei alunni per andare a fare visita ad altri studenti: quelli dell'IT "Calamandrei", che oggi incontreranno la giovane scrittrice Elisa Casseri. <br />I ragazzi sono già tutti radunati in un'aula al piano terra: alunni delle classi terza, quarta e quinta, seduti a semicerchio, intorno a Elisa. Io, di lei, vedrò solo le spalle per tutta la durata dell'incontro. E' il giusto castigo per i ritardatari. <br />Stanno parlando di nasi, perché l'argomento della prima discussione di gruppo è <i>Cyrano de Bergerac</i>. <br />Di nasi e di triangoli amorosi; di quegli amori un po' folli e ossessivi che sono tipici dell'adolescenza - oltre che delle grandi opere letterarie. <br />L'amore per Rossana, certo... ma anche quello per le parole, che la Casseri non manca di sottolineare - e che perfino i ragazzi notano, con discreto stupore degli adulti presenti: «Le parole sono fondamentali», dicono convinti.<br /><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG-aP0tiLQ5Zr3neEaLaRwxB9YMvkjuHIJfuS5NhvaOOYoSOoZv25sl_13QRwiQRroTf6dkh1CglBhoRJr_Px10ag3F0b5iJL7kqPNAuR-VaTUkcbajiaikFt2_GvgCY1T4lJ1DfxSRQw/s1600/11055934_1384832345172699_1336663205_n.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG-aP0tiLQ5Zr3neEaLaRwxB9YMvkjuHIJfuS5NhvaOOYoSOoZv25sl_13QRwiQRroTf6dkh1CglBhoRJr_Px10ag3F0b5iJL7kqPNAuR-VaTUkcbajiaikFt2_GvgCY1T4lJ1DfxSRQw/s1600/11055934_1384832345172699_1336663205_n.jpg" height="640" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Elisa Casseri al termine del primo incontro con i ragazzi dell'IT "Calamandrei" di Crescentino (VC).</td></tr>
</tbody></table>
Elisa Casseri analizza l'opera teatrale nella sua interezza, soffermandosi sui rapporti tra i personaggi, sulle scelte compiute da ciascuno di loro. Coinvolge di continuo gli studenti che, dapprima taciturni, poco per volta iniziano a intervenire, a commentare:<br />«Ma non è strano, il comportamento di Cristiano? Prima si fa scrivere le lettere da un altro, poi vuole essere amato per quello che è...»<br />«Sì, ma anche Cyrano, però... Perché non prova a conquistare la donna di cui è innamorato? Io mi ci butterei.»<br />«E' un peso troppo grande quello che sceglie di portare!»<br />Elisa Casseri non smette di incalzarli: «Cosa avreste fatto, al posto di Cyrano? E quante Rossane ci sono, fra di voi?»<br />Da Rostand si passa a <i>Pinocchio</i>, a Dante (è pur sempre una questione di nasi!), dritti sino alla passione travolgente per le parole. Elisa Casseri domanda ai ragazzi che tipo di lettori siano, che cosa amino leggere... Una di quelle domande che fanno prudere le mani agli insegnanti di lettere. Ma ancora una volta i ragazzi ci meravigliano - e tra una saga fantasy, Harry Potter e la trilogia di <i>Twilight</i> ci infilano pure <i>Il ritratto di Dorian Gray</i>, <i>Cent'anni di solitudine</i>, <i>L'antologia di Spoon River</i>. <br />Alla fine dell'incontro, gli studenti rilanciano più volte la discussione, quasi come se non volessero concludere. Mi rendo conto che la Casseri ha barato e che Cyrano, il suo grande naso e la sua penna tagliente non sono stati altro che un pretesto: un'occasione sfruttata con garbo e intelligenza, da parte di questa giovane scrittrice di Latina, per far sapere agli adolescenti del "Calamandrei" quanto grande e incontenibile sia (ancora oggi, nell'epoca frastornante dei reality e dei social network) la facoltà umana di raccontare storie - scegliendo le giuste parole, superando ogni ostacolo con un balzo poderoso dell'immaginazione.<br /><br />Il prossimo incontro con gli studenti del "Calamandrei" si terrà giovedì 23 aprile e verterà sul romanzo di Elisa Casseri <i>Teoria idraulica delle famiglie</i>. Anch'io ne inizierò a breve la lettura... Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-63134477243390836112015-03-17T15:59:00.003+01:002015-03-17T16:03:42.670+01:00L'innocenza ricercata<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfxV-FMfTJAHQDQdzitrGZ9QDyPCyGL9atmmFqfDUqgpdj40ggJP8Mwa6loauuLQn724-QdXdqRSSnXEg5-cjKG6iOZUgNfOcqD6Nd0km5oirlybx2wMa9fDuw3-92i0fLQcPL7kcm0ho/s1600/copj170.asp.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfxV-FMfTJAHQDQdzitrGZ9QDyPCyGL9atmmFqfDUqgpdj40ggJP8Mwa6loauuLQn724-QdXdqRSSnXEg5-cjKG6iOZUgNfOcqD6Nd0km5oirlybx2wMa9fDuw3-92i0fLQcPL7kcm0ho/s1600/copj170.asp.jpg" height="320" width="209" /></a></i></div>
<span style="font-size: large;">L'innocenza ricercata</span><i><span style="font-size: large;"> </span></i><span style="font-size: large;">- Viaggio nelle canzoni di Fabrizio De André</span><i><span style="font-size: large;">: discutendo di donne (e di angeli) con l'autore Stefano Galazzo, che ho incontrato per voi...</span></i><br />
<br />
<i>L'innocenza ricercata</i> è un viaggio sapiente attraverso i personaggi, i luoghi e i <i>topoi</i> dell'opera di Fabrizio De André.<br />
<b>Stefano Galazzo</b> raccoglie frammenti e bagliori, piume e spruzzi d'acqua salmastra, passando in rassegna molti fra i "caratteri" più significativi delle canzoni del cantautore genovese, andando alla ricerca di quell'"innocenza" (umana e salvifica) che traspare nei carrugi, attraverso il dolore della "buona novella", tra le cosce forti di Jamina, nelle fughe (che lasciano senza fiato) di giovani assassini...<br />
<br />
Per questa recensione, ho scelto di soffermarmi su figure e personaggi che da molto tempo sono per me oggetto di studio e di lavoro letterario: le donne e gli angeli. <br />
Angeli e donne le cui strade non di rado si intrecciano, nella musica di De André - e non solo ne<i> La buona novella</i>...<br />
Partendo (tuttavia) proprio dal <i>concept album</i> del 1970, è possibile notare l'originalità della presentazione dell'angelo: ne <i>La buona novella</i>, infatti, la creatura che appare in sogno a Maria non è l'emanazione (veterotestamentaria) di un potere divino - come tale in grado di incutere timore - bensì un vero e proprio messaggero, che dona alla giovane donna che ne riceve la visita attimi di gioia e di libertà. <b><br />Domando a Stefano Galazzo se esistano, nell'opera di De André, altre figure allo stesso modo "angeliche", portatrici di un messaggio non divino, ma di sicuro foriero di libertà...</b><br />
<br />
<b>SG</b> - <i>Sicuramente nelle canzoni di Fabrizio De André compaiono spesso personaggi che invitano alla libertà, alla riscoperta di ciò che nella vita conta davvero e può donarci una gioia sincera seppure, a volte, solo per un breve attimo. La caratteristica di questi personaggi è il desiderio di essere sempre se stessi, di non lasciarsi schiacciare dal dolore, dalle sconfitte, dalla cattiveria. Penso al malato di cuore dell’omonima canzone, o al suonatore Jones, emblemi di una libertà vissuta fino in fondo, nonostante i propri limiti (soprattutto per il malato di cuore). Penso anche a Tito, il ladrone dell’album </i>La buona novella<i> che, crocifisso accanto a Gesù, ci lascia il suo testamento anarchico, in cui ci racconta di come, nel corso della sua esistenza, non ha mai rispettato le contraddittorie leggi degli uomini. Ora, accanto a un innocente che muore, scopre la legge dell’amore, quell’unica legge che aveva inseguito per tutto l’arco dell’esistenza. La compassione intesa come apertura all’altro, indipendentemente da chi egli sia, è al centro de “Il pescatore”, in cui un pescatore sfama un uomo che gli si presenta per ciò che è (un assassino), ma che lui vede semplicemente come un essere umano in cerca di aiuto.<br />Inoltre nelle canzoni di De André sono importanti le figure femminili, emblemi di una solitudine che in alcuni casi porta alla tragica decisione di togliersi la vita (come accade in “Nancy”, traduzione di una canzone del grande cantautore canadese Leonard Cohen), mentre in altri è sopraffazione, sfruttamento (come nella celebre “La città vecchia”). Centrale, nella produzione dell’artista genovese è la prostituta, su cui molto ci sarebbe da dire, che non è semplicemente colei che viene sfruttata dall’uomo ma anche chi, attraverso il sesso, vuole dare un messaggio di libertà scardinando le regole della società per bene, come accade nella canzone forse per eccellenza di De André, “Bocca di Rosa”. Un posto a sé occupa Maria, la madre di Gesù, che ha saputo liberarsi dalla prigionia del Tempio amando un misterioso angelo e trovando, in questo gesto e nella conseguente maternità, un senso alla propria esistenza.<br />Tutti questi personaggi, e molti altri ancora (un esempio possono essere ancora i marinai), incarnano una ricerca di libertà, la voglia di attribuire un significato alla vita, al di là delle sofferenze e delle ingiustizie, che io ho riassunto nella parola “innocenza”, una innocenza che però è una scelta costante, e perciò va sempre “ricercata”.</i><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6I3ZISD0LHL9PqtRqn2oWmCkt73qnSH_Y53JsTbO1BQGZpuCsZ7MkBGCH2NwrTxmyZLPpgOO0IUyl3-Kh8SU_nHCIpkp5dxk2yYKUYivHOunv6DMH8CXFzY63sUH4L0kDl7z0xxrpVWc/s1600/Map__bocca-di-rosa_g.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6I3ZISD0LHL9PqtRqn2oWmCkt73qnSH_Y53JsTbO1BQGZpuCsZ7MkBGCH2NwrTxmyZLPpgOO0IUyl3-Kh8SU_nHCIpkp5dxk2yYKUYivHOunv6DMH8CXFzY63sUH4L0kDl7z0xxrpVWc/s1600/Map__bocca-di-rosa_g.jpg" height="452" width="640" /></a><br />
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<span style="font-size: x-small;"><i>Bocca di rosa</i> di © Map</span></center>
<b><br />EM - In effetti canzoni come "Bocca di rosa" sono state in alcuni casi <a href="https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/06/10/bocca-di-rosa/">contestate</a>, proprio a causa della situazione di sfruttamento sessuale descritta. In definitiva... tra prostitute, bambine e madri, quale concezione della donna emerge, a tuo avviso, dalle canzoni di De André?</b><br />
<br />
<b>SG</b> - <i>E’ un po’ complesso rispondere a questa domanda. Mi pare che nelle canzoni di De André la donna sia, come dicevamo, colei che viene sfruttata dall’uomo, dal suo egoismo, ma anche una figura capace di grandi gesti d’amore, controcorrente, in grado di mettere in discussione le certezze forse granitiche che l’uomo ha costruito nel corso dei secoli. Penso in particolare a “Bocca di Rosa”, simbolo di una sessualità che diventa dono spontaneo, come già ricordavo prima.<br />“Jamina” racchiude invece ciò che una donna è per un uomo: un po’ madre, un po’ amante, colei che sicuramente sovrintende al ciclo morte-rinascita, aiutando l’uomo stesso a rinascere grazie e attraverso di lei. <br />La donna, poi, è nelle canzoni di De Andrè un personaggio lasciato solo, abbandonato dall’uomo, che parte alla ricerca di avventura (e qui mi tornano alla mente i marinai, che prendono il mare mentre le proprie donne sono sulla riva a vederli partire, soffrendo perché non sanno se torneranno vivi da quel viaggio). </i><br />
<br />
<b>EM - Legato al femminile è senz’altro l’elemento acqua, che ricorre in molte canzoni (una delle mie preferite è "Dolcenera"). A p. 89 del tuo libro riporti le parole di Cesare Romana, che definisce (felicemente) Jamina «grande madre mediterranea». «L’ultimo respiro Jamina […] me lo tengo per uscire vivo / dal nodo delle tue gambe…»: la donna, dunque, come creatura che sovrintende al ciclo morte/rinascita.<br />Quali sono le tue considerazioni a proposito della presenza di questo archetipo nelle canzoni di De André?</b><br />
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<b>SG</b> - <i>Credo che De André abbia saputo raccontare la donna con grande rispetto, mettendo certo in evidenza le contraddizioni di una cultura maschilista che ha attraversato i secoli, ma anche la bellezza della donna, la sua capacità di donarsi e il suo mistero.</i><br />
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Mistero che sconfina nel dominio della morte, nel gorgo, nell'acqua scura che tutto cancella, attraverso la mancanza di consapevolezza...<br />
In verità, l'itinerario attraverso le figure femminili non è l'unico rintracciabile all'interno de <i>L'innocenza ricercata</i> di Stefano Galazzo: come suggerito dal titolo e dall'autore stesso, la fuga, la ricerca del barbaglio (dell'innocenza, appunto) si configurano come scelte costanti - orme rintracciabili (per quanto esile sia la loro figura) in direzioni molteplici...<br />
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<b>Stefano Galazzo, laureato in lettere, è docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado.</b><br />
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<span style="color: #999999;">S. Galazzo<br /><i>L'innocenza ricercata. Viaggio nelle canzoni di Fabrizio De André</i><br />Medea Edizioni, 2012<br />13,00 €</span>Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-8555450991618351212015-03-06T15:23:00.000+01:002015-03-06T15:23:00.070+01:00Dahomey<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMV0m-97O5HyQ6eFv7kyt86EsOt7nmK9e-7KcnawUwT7FB4_ao0L9_d74EkkoQMvEhS-geIs3ggKTENJT-P_lZMkL_1jhqgVZB1pa2g2Baa91131F_P-C5hHAIcBABHSseL7FBK3tVlIY/s1600/audreLorde.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMV0m-97O5HyQ6eFv7kyt86EsOt7nmK9e-7KcnawUwT7FB4_ao0L9_d74EkkoQMvEhS-geIs3ggKTENJT-P_lZMkL_1jhqgVZB1pa2g2Baa91131F_P-C5hHAIcBABHSseL7FBK3tVlIY/s1600/audreLorde.jpg" /></a></div>
<i>di Audre Lorde</i><br />
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Con due tamburi sulla testa io parlo<br />qualunque idioma mi serva<br />ad affilare i coltelli della mia lingua<br />il serpente sta all’erta anche se dorme<br />sotto il mio sangue<br />poiché io sono donna che tu sia<br />contro di me o no<br />mi intreccerò i capelli<br />anche<br />nella stagione delle piogge.<br /><br />(Per scuotere la terra, all'arrivo della Primavera...)Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-61353891545703489752015-03-04T15:26:00.001+01:002015-03-04T15:27:55.451+01:00Pirlotondo 2015<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7NA9MCXRUae4qArP3a8sAmWuMiXpZAnrKvfr3DzcyE3qNv3-R-wRlgHuy5NiHRRUf8QyWfRdDCwR7TIoO3n7WzIJN-rhHfrK-Y8EMaBM_soHgxs8wqddEYhAz-ukuiKv-530e7XpMImY/s320/etcetera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7NA9MCXRUae4qArP3a8sAmWuMiXpZAnrKvfr3DzcyE3qNv3-R-wRlgHuy5NiHRRUf8QyWfRdDCwR7TIoO3n7WzIJN-rhHfrK-Y8EMaBM_soHgxs8wqddEYhAz-ukuiKv-530e7XpMImY/s320/etcetera.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><i>Alla faccia di Roberto Maroni, che a gennaio li aveva definiti "<a href="http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2015/01/17/maroni-non-mi-faccio-condizionare-da-quattro-pirla_12916cf8-13f4-4032-b2ec-590e3c177e20.html">quattro pirla</a>" (dando così un garbato esempio di democrazia e di apertura al dialogo), sabato 28 febbraio <b>I sentinelli di Milano</b> sono tornati in piazza, in nome della libertà di amare.</i></span><br />
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Con loro c'ero anche io... <br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAlMFYhHat4qWjxeBj6S-FEKYZ_OBgjpHpYOpvY4bMAStxZA89av4l7ESDRwR632mIKDzLJj3LPT9_mW2S1n_QaFmUolFcbdIpuwQRG13my9N8lLNUTk6ytNWkYBNRJ4zvVscbGbg6Gks/s1600/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAlMFYhHat4qWjxeBj6S-FEKYZ_OBgjpHpYOpvY4bMAStxZA89av4l7ESDRwR632mIKDzLJj3LPT9_mW2S1n_QaFmUolFcbdIpuwQRG13my9N8lLNUTk6ytNWkYBNRJ4zvVscbGbg6Gks/s1600/unnamed.jpg" height="350" width="640" /></a></div>
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... con un cartello dedicato a tutti (ma proprio tutti!) i miei alunni... affinché non perdano mai la buona abitudine di usare cuore e cervello, all'unisono!<br />
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Abbiamo danzato, cantato, riso, gridato, in una piazza della Scala bella, colorata e armoniosa. Una di quelle piazze che ti donano energia, che ti regalano nuova forza per andare avanti... verso nuove e importanti battaglie di civiltà. <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0YaiZQLRsYQT4vMvb_0rz8cWwrW-FF_76ra2FiTxpbtgjEHYHECkXlK2L65HUrXMAFOR6VjcaqFT7QS4v_A-bsAZ4sBKKxurHXo9Mnzx2cSQuY5ZL7iJAKjGl2bZbp8O-no6tGFX6vu4/s1600/10986010_835407103185125_1387981149_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0YaiZQLRsYQT4vMvb_0rz8cWwrW-FF_76ra2FiTxpbtgjEHYHECkXlK2L65HUrXMAFOR6VjcaqFT7QS4v_A-bsAZ4sBKKxurHXo9Mnzx2cSQuY5ZL7iJAKjGl2bZbp8O-no6tGFX6vu4/s1600/10986010_835407103185125_1387981149_n.jpg" height="308" width="640" /></a>Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-85095298617776622702015-02-20T20:01:00.002+01:002015-03-17T16:00:25.329+01:007 stanze d'alberi e d'acqua<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNVz5PrOvaAgKJ29tlX0qxvEkx5c9HD2Swr7F2d4GRzY-oJHCOVwrFJAIAOS3kYm9pSg7HTVXxpEStntxjydPl1ozydiBZRCiF_kKzL6TRFpuha3930BSdZYX3CM-8MvK2kLqK8HF_TWM/s1600/10980762_799414486762390_8198548557597422260_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNVz5PrOvaAgKJ29tlX0qxvEkx5c9HD2Swr7F2d4GRzY-oJHCOVwrFJAIAOS3kYm9pSg7HTVXxpEStntxjydPl1ozydiBZRCiF_kKzL6TRFpuha3930BSdZYX3CM-8MvK2kLqK8HF_TWM/s1600/10980762_799414486762390_8198548557597422260_n.jpg" height="320" width="230" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><i>Per </i>La Cassandra<i>, ho incontrato uno degli autori di questa intelligente "utopia moderna", adatta ai ragazzi di tutte le età: Paolo Pulcina</i></span><br />
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Andrea e Sofia sono due ragazzini del nostro tempo. «Hanno 8, 10 o 12 anni» e stanno accompagnando i genitori a fare la spesa in un grande supermercato. Un non-luogo rigurgitante luci, suoni e merci di ogni tipo: stimoli che si annullano a vicenda, creando il vuoto intorno ai piccoli protagonisti: i genitori di Andrea continuano a litigare sospingendo il carrello tra le corsie, quelli di Sofia «si muovono in due bolle di silenzio e indifferenza reciproca» - e i due ragazzini, per tutta risposta, cercano rifugio in una realtà alternativa: la musica, il telefono cellulare.<br />
Si incontrano per caso, dopo essersi allontanati da mamma e papà, e - proprio lì, nel reparto riservato ai cellulari - vengono di colpo risucchiati in un mondo "altro", un «altrove misterioso» che si snoda lungo sette stanze («Una stanza [...] è un luogo in cui avviene qualcosa o semplicemente si riposa. Per voi si tratterà di tappe di un percorso che vi farà scoprire molte cose che ora ignorate»), a partire dalla stanza dell'approdo. Per giungervi, i due dovranno risalire il pozzo in cui sono caduti.<br />
L'<i>incipit</i> ricorda vagamente quello di <i>Alice nel Paese delle Meraviglie</i>, sebbene, come <b>Paolo Pulcina</b>, vi siano alcune importanti differenze: <br />
<blockquote class="tr_bq">
«<i>Alice si immerge nel mondo delle meraviglie, cominciando il suo cammino dalla tana del Bianconiglio; noi invece siamo in un supermercato, cioè nel più banale antro della società odierna. Mentre Carroll architetta una realtà fantastica, noi facciamo quasi l’opposto: pensiamo ad una favola quanto mai realistica! È certissimo, però, il valore iniziatico e simbolico di entrambe le opere. Carroll, che conosceva l’esoterismo, ha cifrato bene il messaggio nel racconto e lo stesso abbiamo fatto noi, a cominciare, in modo ancora più esplicito, dal titolo “7 stanze d’alberi e d’acqua”. In conclusione, quindi, gli effetti sono all’incirca gli stessi: pur visitando due mondi di fantasia e stile differente, i protagonisti Alice e Andrea/Sofia (quasi un’androginia, la nostra) apprendono che la presunta realtà è sicuramente mutabile, rispetto a quanto il senso comune intenda farci credere, eliminando dalle nostre anime il dubbio ed inserendovi una routinaria sicumera. Pensare è potere.</i>»</blockquote>
Nella stanza dell'approdo, Andrea e Sofia vengono accolti da Unua, «un uomo sorridente, la barba folta e riccioluta, il portamento elegante, un abito tutto drappeggiato, verde acqua e turchese, che lo fa somigliare a una delle statue antiche che ci sono sui libri di storia», che altri non è se non il filosofo greco Talete, che introduce i due giovani visitatori in questo luogo un po' magico, una terra i cui abitanti fanno di tutto «per ridurre i disagi e le scomodità, per rispettare la natura e le esigenze di ciascuno»; una terra dove i più grandi filosofi di tutti i secoli (Pitagora, Cusano, De Montaigne, Pascal, Kant, Nietzsche - tanto per citarne alcuni) hanno nomi e aspetti stravaganti ("Clint" è Eraclito; "Salvatore" Epicuro; "Fred" Nietzsche...) e sono pronti ad accompagnare Andrea e Sofia attraverso un percorso di crescita interiore. <br />
Si tratta, insomma, di una vera e propria "utopia", rivolta ai più giovani, che si propone di educare all'inclusione della differenza e della fragilità (come si legge nella postfazione).<br />
A tale proposito, ho chiesto a Paolo Pulcina quale importanza può rivestire la filosofia per i giovani d'oggi che, al contrario, sembrano sempre meno interessati riguardo a certi argomenti e problematiche.<br />
<blockquote class="tr_bq">
«<i>Ai ragazzi la filosofia non interessa perché non incontrano persone che possano interessarli alla filosofia. È semplicistico, ma per sommi capi è così. C’è una concomitanza di fattori: contesti sbagliati (la scuola pubblica è vissuta come un’imposizione legale, non come luogo di apprendimento e maturazione), approcci sbagliati (i docenti, per lo più, si accontentano di fare il loro lavoro… Ma quale lavoro???), relazioni sbagliate (io insegno, tu impari?!?! Io ho un ruolo, tu un altro: ci rispettiamo ed io offro a te ciò che tu non hai, e chi lo sa che anch’io non impari qualcosa da te che per ora non sai e sei più giovane di me!). Durante le conferenze e le presentazioni che teniamo, è evidente e quasi commovente osservare come le persone, di ogni età, in realtà abbiano fame di un cibo raro come la filosofia: quasi che tutti l’avessero assaporato, o solo annusato una volta nel passato, l’abbiano amato e poi perduto e non appena qualcuno ripropone loro il manicaretto, i sensi e gli spiriti si ridestino. Questa è la “poesia”. I bambini delle scuole elementari sono i miei allievi migliori: sono sinceramente attratti dalle domande che interrogano l’uomo dalla notte dei tempi, domande che in età adulta dimentichiamo per non dover cercare le risposte. I bambini vogliono le risposte, ma ancor di più vogliono buone domande: è il preambolo di una società che potrebbe risorgere dalle sue miserie odierne. Ecco perché è sempre bene gettare e coltivare anche solo qualche seme.</i>»</blockquote>
Proprio alla luce di questa attenzione nei confronti dei più giovani (e, dunque, dei più "fragili"), la favola filosofica scritta a quattro mani da <b>Paolo Pulcina</b> e <b>Roberta Invernizzi</b> si presenta come un'opera gentile, un omaggio garbato che mira a insegnare senza indottrinare, a far crescere senza spegnere la curiosità, a rafforzare senza cancellare la bellezza delle nostre umane debolezze.<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><i>«In un'epoca in cui la crisi è finita per diventare la dimensione ordinaria del vivere, la fragilità, per fisiologia, è emersa come esperienza multiforme [...], familiare per tutti, in forma occasionale, intermittente oppure cronica. Nonostante ciò, la società reale fatica ad accogliere la fragilità, come se non la volesse o potesse accettare, come se la rifiutasse per rimuoverla. Come se ignorandola sparisse.» (Dalla postfazione di </i>7 stanze d'alberi e d'acqua<i>)</i></span><br />
<br />
<b>Paolo Pulcina, laureato in filosofia, insegna nella scuola secondaria superiore e tiene corsi di filosofia ai ragazzi delle scuole elementari e medie, grazie al sostegno della Fondazione Montalcini. <br /><br />Roberta Invernizzi, laureata in filosofia, è autrice, per <a href="http://www.edizionieffedi.it/">Effedì</a>, di <i>Capelli</i> (2012) e<i> Come una mosca nel latte</i> (2013).</b><br />
<br />
<span style="color: #999999;">R. Invernizzi, P. Pulcina<br /><i>7 stanze d'alberi e d'acqua</i><br />Effedì edizioni, 2014</span><br />
<span style="color: #999999;">182 pagine, 12 euro</span>Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-89281139565110631642015-02-13T18:30:00.002+01:002015-02-13T18:30:53.499+01:00Quando saremo due non avremo metà<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGQdZb-mk6wgVCnJifhefJkH1WlwjoTQJFOTG6TnnepWTwjQoTrio-whUDyiRetuVQMmc3TiH0ijCEH2nztS5ay2WJq-jIF44LS2cKspPPF8k3GLO3dLqp8Itzr8UiOO9kFLs-_lCFS-c/s1600/5036395068_25b8102a8c_o.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGQdZb-mk6wgVCnJifhefJkH1WlwjoTQJFOTG6TnnepWTwjQoTrio-whUDyiRetuVQMmc3TiH0ijCEH2nztS5ay2WJq-jIF44LS2cKspPPF8k3GLO3dLqp8Itzr8UiOO9kFLs-_lCFS-c/s1600/5036395068_25b8102a8c_o.jpg" /></a></div>
<i><span style="font-size: large;">Il titolo l'ho preso in prestito da Erri De Luca e dalla sua </span></i><span style="font-size: large;">Due</span><i><span style="font-size: large;">.<br />E due sono anche le segnalazioni che voglio proporvi per la festa degli innamorati ormai alle porte.<br />Quanto all'incipit... è tratto da </span></i><span style="font-size: large;">Atena</span><i><span style="font-size: large;">, di J. Banville, ed è - a mio avviso - una delle più belle pagine dedicata all'ossessione amorosa che siano mai state scritte.</span></i> <br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1iEmjVxvrHoh4fH9tcXzsl7eHiLxy7nz5HYwJdQ3rrCPTLaRNHfVHE5WgNiEDfVAMTPo-k2Td04H1_3Zgx47AEFjpQwFBBJCvoZlpkzcF3stJtFoLs62a7K7yDTDFQSHJ1vMrEw0mckA/s1600/Santagata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1iEmjVxvrHoh4fH9tcXzsl7eHiLxy7nz5HYwJdQ3rrCPTLaRNHfVHE5WgNiEDfVAMTPo-k2Td04H1_3Zgx47AEFjpQwFBBJCvoZlpkzcF3stJtFoLs62a7K7yDTDFQSHJ1vMrEw0mckA/s1600/Santagata.jpg" height="320" width="211" /></a></div>
La prima segnalazione riguarda il romanzo <b>Come donna innamorata</b>, di Marco Santagata, uscito in libreria giovedì 12 febbraio per <a href="http://www.guanda.it/">Guanda</a>. <br />
Il romanzo ripercorre la vicenda umana e sentimentale di Dante dopo il 1290, anno della morte di Beatrice.<br />
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«Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l’interrogativo che, l’8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l’ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti – dal rapporto con la moglie Gemma all’amicizia fraterna con Guido Cavalcanti – e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l’aspirazione al successo e la paura di non riuscire a comporre il suo capolavoro… È un Dante intimo, rivelato anche nella sua fragilità, e nelle sue ambiguità, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall’amore, tormentato dall’ambizione, ardentemente contemporaneo.» (Tratto dal sito della casa editrice Guanda.)<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNxghMLFDo1FIhuwUL_fehkqXJOAmPH_JW8Z20qnIDCWbVQfqODS2swaXFLLzhS4JG9IiiIuOfkGLHaIqKEBHGnH9uvA-PaEHRhztABFL85nbb2tCSpb7gQVC6CYQbTLkVpTXxO8kvRrQ/s1600/poesieamore.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNxghMLFDo1FIhuwUL_fehkqXJOAmPH_JW8Z20qnIDCWbVQfqODS2swaXFLLzhS4JG9IiiIuOfkGLHaIqKEBHGnH9uvA-PaEHRhztABFL85nbb2tCSpb7gQVC6CYQbTLkVpTXxO8kvRrQ/s1600/poesieamore.jpg" height="320" width="246" /></a>E ancora di poesia d'amore si parla per <a href="http://www.interlinea.com/">Interilinea</a>, sia nella raccolta <b>Le cento più belle poesie d'amore italiane - Da Dante a De André</b>, a cura di Guido Davico Bonino sia nella raccolta (del 2014) di Roberto Piumini (scrittore per adulti e per ragazzi, ha tradotto per Bompiani i sonetti di Shakespeare) <b>I silenziosi strumenti d'amore</b>, che la casa editrice novarese ripropone in questi giorni sulla home page del sito. <br /><br />«In amore occorre saper cogliere l’attimo. Ma è importante anche saperlo esprimere: "La forma del sonetto è una piccola istantanea, racconta i sentimenti nelle sue varianti, da amore meditato ai momenti più passionali", spiega Piumini, che annuncia la prossima uscita di una raccolta di sonetti erotici. Certo tutti possono scrivere versi, ma non tutti (ci mancherebbe) sono veri poeti. In assenza di ispirazione basta un sms, magari senza banali vocali (il diffuso "tvtb"), per dichiarare il proprio amore? "Gli sms vanno bene, ma sono come baci frettolosi. Per dire il resto vale la pena di prendersi un po’ più di spazio". E aggiunge: "Perché non scrivere una lettera? Un parlare scritto in cui provare a comunicare i propri sentimenti, la passione, l’affetto, la lealtà verso la persona amata".» (Tratto dalla recensione de <i>I silenziosi strumenti d'amore</i>, pubblicata su il "Corriere della sera" il 14 febbraio 2014.) <br /><br /><i><span style="font-size: large;">«Amore mio. Se le parole potessero raggiungere il mondo - quale che sia - in cui forse adesso stai soffrendo, allora ascoltami. Devo dirti qualcosa. Mentre un altro anno si avvicina verso un ovattato epilogo, mi aggiro come un ladro per le cupe strade del nostro quartiere, e in testa non ho che te. Non avrei creduto che l'occhio turbinoso della mia mente riuscisse a fissare così a lungo e con tale intensità un singolo oggetto. Tu. Tu.» (J. Banville, </span></i><span style="font-size: large;">Atena</span><i><span style="font-size: large;">)</span></i><br /><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCvqZnZxW6dBkXWKmsXuR6l7l7TVhq4kT1OiHYL-6NwNCblkj5C4qn2EvJq3pxgb5i6u3K0nreIhGahEMC6KubpHOVnbCqh7ODAVUyYBUr4_VhbUknuVc6qCOP2A9x1yblSAmozHndLdI/s1600/olgamarciano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCvqZnZxW6dBkXWKmsXuR6l7l7TVhq4kT1OiHYL-6NwNCblkj5C4qn2EvJq3pxgb5i6u3K0nreIhGahEMC6KubpHOVnbCqh7ODAVUyYBUr4_VhbUknuVc6qCOP2A9x1yblSAmozHndLdI/s1600/olgamarciano.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine di © Olga Marciano</td></tr>
</tbody></table>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-34541702313165418562015-02-06T16:48:00.000+01:002015-02-06T16:48:03.479+01:00Finalmente si può googlare!<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipVAgLyzf8g9Jod_0we4PvIGXhjL-4VfPeKrL7gbQYnm-aTN0-9-o21-ndPh4ZQcJNJA4C9MDcBfkCTR-VRfLljOirmf2ffqAgv-JjLLqbeK82X0mURh3-M9gLuz87THIMPprJG1-1tic/s1600/peramoredelleparole.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipVAgLyzf8g9Jod_0we4PvIGXhjL-4VfPeKrL7gbQYnm-aTN0-9-o21-ndPh4ZQcJNJA4C9MDcBfkCTR-VRfLljOirmf2ffqAgv-JjLLqbeK82X0mURh3-M9gLuz87THIMPprJG1-1tic/s1600/peramoredelleparole.jpg" /></a><span style="font-size: large;"><i>Twittare, bannare, taggare, postare googlare, selfie e twerking: ecco i sette neologismi di recente inseriti nell'Oxford Dictionary e ormai largamente utilizzati anche in Italia.</i></span><br /><br /><b>Parole nuove, di certo bruttine, che gli insegnanti dovranno rassegnarsi a non correggere con la biro rossa nei temi e negli esercizi di composizione. <br />Parole che forse non avranno lunghissima vita e che non possiedono sinonimi adeguati nella nostra lingua.</b><br /><br />In realtà, non è il concetto di mutamento linguistico (che tanto fa storcere il naso ai puristi, ma che è strenuamente difeso dai linguisti) ad essere messo in discussione, quanto la qualità stessa del mutamento. <br />La lingua italiana appare infatti fin troppo frettolosa nell'accogliere all'interno del proprio vocabolario parole provenienti da lingue straniere (dall'inglese <i>in primis</i>), andando a penalizzare in tal modo ricchiezza e sfumature lessicali. <br />Stiamo, insomma, andando incontro a una lingua sempre più semplificata, incapace di stare al passo con i nuovi mezzi e strumenti di comunicazione?<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQwvm0RfI4Cn1LMZTTNNvlds-BY3WHOoXk09aAjXqWw8iPZdAhedwgPblbOsVjCPA3XLZ2uyDK5PiIFDMFm5VxC6Wd6Q59Ha9-eZACWVRUtgYpygghwVlHh-qnjHPB_d3ehY2sCWNQrB4/s1600/newords.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQwvm0RfI4Cn1LMZTTNNvlds-BY3WHOoXk09aAjXqWw8iPZdAhedwgPblbOsVjCPA3XLZ2uyDK5PiIFDMFm5VxC6Wd6Q59Ha9-eZACWVRUtgYpygghwVlHh-qnjHPB_d3ehY2sCWNQrB4/s1600/newords.jpg" height="228" width="640" /></a><br /><br />Quello che è certo, è che un numero sempre crescente di adulti e di giovani dimostra (nell'epoca della rapidità e dell'immediatezza, imposteci dai social network) di avere scarse abilità di comprensione e di analisi di testi (letterari o argomentativi) di media difficoltà. <br />Non si tratta perciò solo (come rileva il sito <a href="http://skuola.net/">Skuola.net</a><span id="goog_935310723"></span><a href="https://www.blogger.com/"></a><span id="goog_935310724"></span> in una recente ricerca) di fare a botte con la grammatica e l'ortografia, ma anche di avere serie difficoltà nell'utilizzo delle capacità logiche e analitiche.<br />E, si sa, un popolo che fatica a decriptare i messaggi da cui è quotidianamente bombardato... è anche un popolo facilmente manipolabile...Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-60308181191812673072015-01-28T17:35:00.004+01:002015-01-28T17:35:55.427+01:00Oltre le celebrazioni...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpbt46mLVEiB9y2ZFXKCOtdFhhFtu2v0gT3RLH9SadnDp9G_pbBk_EBi75dUGRMhDDzX9ajWXmakLYdqj6EDy43XmVK8EEISicTp5ijj4yCgGhHp0woDJ-JHBdoqZ77I3q3DMt5mweSnU/s1600/books4.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><i>... senza smettere di camminare</i></span><br />
<br />
«Prof, ma a cosa serve studiare la storia?»<br />
E' una domanda che mi sento rivolgere spesso. Quasi crudele, nella sua semplicità. <br />
Qualsiasi adulto consapevole conosce l'importanza della storia. Forse lo comprendevano bene anche gli adolescenti delle generazioni passate.<br />
Ma i ragazzi di oggi stentano a capire che cosa ci possa essere di importante nelle guerre persiane, nella vampa rivoluzionaria della Francia del XVIII secolo, nella clamorosa cecità del secolo breve. <br />
Tento di spiegarlo ai miei alunni, accalorandomi. Alcuni sembrano convinti. Altri seguitano a guardarmi storcendo il naso.<br />
Poi arrivano occasioni come quella del 27 gennaio (Giornata della Memoria) - preziosissime per insegnanti ed educatori. <br />
Così preziose, che a volte si rischia di gettarle al vento... <br />
Si proiettano film, si animano dibattiti. <br />
<i>Non bisogna dimenticare!</i> ribadiamo con forza, rileggendo <i>Shemà</i> di Primo Levi: <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Meditate che questo è stato:<br />Vi comando queste parole.<br />Scolpitele nel vostro cuore<br />Stando in casa andando per via,<br />Coricandovi alzandovi;<br />Ripetetele ai vostri figli.</i></blockquote>
Sarà sufficientemente chiaro, il messaggio? Perché "non dimenticare"? Perché conservare la memoria dell'orrore e dell'indicibile?<br />
<b>Perché l'orrore non si ripeta</b>. Perché la crudeltà famelica del genere umano trovi un argine potente nella consapevolezza e nel coraggio dei singoli. <br />
Perché <b><u>non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi</u></b> (pena la più terribile delle maledizioni, come ci rammenta Levi: «O vi si sfaccia la casa, / La malattia vi impedisca, / I vostri nati torcano il viso da voi») <u><b>di fronte agli olocausti e genocidi che ancora oggi flagellano il nostro mondo, in qualunque Paese essi accadano, qualunque sia la religione o il gruppo etnico che colpiscono</b></u>. <br />
In mancanza di questa presa di posizione, qualunque celebrazione è destinata a diventare una sterile cerimonia, una "imbalsamazione" del passato - che cesserà, in questo modo, di essere un'arma potente contro i drammi della nostra contemporaneità.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUUUt6TLRlxp0UJNw1KbWbDhahaf5DhX-1pgkOPkM3t2pYL9JRj2Ly49QadrIM1tDnOQXeAm_KsCMGriFxXxUCA5YmMxBzqZJp5hHmzF1WUruJRi1Sju5wy2n8XAmTG5qwwmD9zHLVKdc/s1600/IMG_0425bis.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUUUt6TLRlxp0UJNw1KbWbDhahaf5DhX-1pgkOPkM3t2pYL9JRj2Ly49QadrIM1tDnOQXeAm_KsCMGriFxXxUCA5YmMxBzqZJp5hHmzF1WUruJRi1Sju5wy2n8XAmTG5qwwmD9zHLVKdc/s1600/IMG_0425bis.jpg" height="640" width="492" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il cartellone realizzato dai miei ragazzi!</td></tr>
</tbody></table>
<br />Per questo, la scuola in cui insegno quest'anno (per il secondo anno di seguito! Una conquista clamorosa per una "perpetua precaria" come me), <b>l'ITG "Mercurino Arborio" di Gattinara, in provincia di Vercelli, ha scelto di dedicare la Giornata della Memoria agli "altri" olocausti, ai genocidi dimenticati del passato e del presente</b>. <br />La mia classe II B e io abbiamo scelto di occuparci della pratica dell'aborto selettivo ai danni delle bambine in Cina, India, Pakistan e Bangladesh (di cui avevo già parlato <a href="http://la-cassandra.blogspot.it/2015/01/come-animali.html">qui</a>). Un riferimento forte e preciso alla violenza di genere (di cui mi occupo spesso non solo su questo blog), che si è trasformato in una bellissima esperienza didattica, che ha visto la partecipazione di tutta la classe: alcuni hanno progettato, altri scritto e disegnato, altri stampato, ritagliato e incollato... <br />Come si può vedere, in larga misura i ragazzi si sono ispirati al film di Nyna Pais Caputi, <i>Petals in the Dust</i>, anche questo citato del mio post precedente.<br /><br />Per quello che mi riguarda continuerò a lavorare in questa direzione, continuando a ribadire (a volte ci riuscirò bene... altre meno!) l'importanza del <span style="color: red;"><i>fil rouge</i></span> (sottile... ma pur sempre ben visibile) che collega il passato al nostro presente e al nostro futuro. <br /><b><br />Smettiamola di considerare la realtà attraverso preconcetti. <br />Smettiamola di tacere, di distogliere lo sguardo da ciò che non vogliamo vedere. <br />E impariamo piuttosto a crescere come liberi pensatori e ad andare fieri della nostra ragione.<br />Impariamo a sollevare la testa e a parlare con voce chiara e distinta. </b>Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-68011896585672775592015-01-20T18:18:00.003+01:002015-01-20T18:18:31.665+01:00Come animali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><b><i>Riflessioni sulla violenza contro le bambine</i></b></span><br /><br />Sarà che mi piacciono così tanto gli animali, sarà che con loro ho trascorso tutta la mia vita... Fatto sta che espressioni come "morire come un cane", "soffrire come una bestia" non le ho mai trovate particolarmente scomvolgenti. <br />
Di cosa dovrei mai scandalizzarmi? In ogni tempo e in ogni luogo, da sempre i più deboli (a qualunque specie, sesso o età appartengano) sono accomunati da una lunga pratica del dolore. Poiché da sempre l'Uomo (l'Uomo-maschio, l'Uomo-bianco, l'Uomo-occidentale... sbizzarritevi a trovare gli aggettivi che più vi aggradano) prova un piacere sottile nell'affermare il proprio dominio a scapito degli altri. Nel dominare. Nel possedere. <b>Nell'annientare</b>. <br />
Così, non esiste differenza tra le povere prostitute-bambine del Bangladesh e gli animali dei nostri allevamenti e mattatoi:<br />
<br />
«<span style="font-size: large;"><i>Non ci si può ammalare, è un gran peccato se ti succede, perché ti scartano e non lavori più, poi finisci per strada, neanche al bordello dei poveri di Faridpur ti prendono più, se non hai un bell'aspetto non vali niente e diventi solo carne da macello, proprio come le mucche.</i></span>»<br />
<br />
Bambine e mucche imbottite di Oradexon, perché diventino più grasse, più appetibili. Bocconi succulenti per il palato dei loro aguzzini. Carne fatta a pezzi, una volta diventata inutile:<br />
<br />
«<span style="font-size: large;"><i>Mi hanno addormentato con un'iniezione. Ho sognato la ruota di Dacca tutta illuminata, mentre mi portavano via fegato e reni. Poi per fortuna mi hanno fatto morire in pace. Finalmente non servivo più a nulla.</i></span>»<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh76n9VRg-Wn6gHJyK6bVypV0gagamF0TBUEKWYe1yjTrfa8dBHFfewGWbeQ5CBQH03GRSJaKl6pvl_MoCwB-rbN7VtPqaG0W7IjfE2NjWrBoVhCQjuni-XybBM8NFDhIOFUkjea5Kei5E/s1600/BAN019600.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh76n9VRg-Wn6gHJyK6bVypV0gagamF0TBUEKWYe1yjTrfa8dBHFfewGWbeQ5CBQH03GRSJaKl6pvl_MoCwB-rbN7VtPqaG0W7IjfE2NjWrBoVhCQjuni-XybBM8NFDhIOFUkjea5Kei5E/s1600/BAN019600.jpg" height="426" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Prostituta-bambina in un bordello di Tangai. Foto di © Andrew Biraj per Reuters.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Adesso so che vi scandalizzerete. Che griderete "all'orrore". Tutti quanti. Forse anche quei maschi (bianchi, occidentali) che sono tra i principali frequentatori dei bordelli del Bangladesh, della Thailandia... Poveri uomini. Dopotutto, non potevano immaginare che le loro piccole concubine fossero <i>così</i> giovani... Gonfiate com'erano, con tutte quelle <i>cow pills</i>!<br />
<br />
Dunque, bambine "pompate" come animali "da allevamento", vendute per poco - come merce di scarso valore.<br />
E perfino bambine affogate come gattine, cuccioli indesiderati di un consorzio umano che ancora oggi, nel 2015, considera una sventura nascere donna. <br />
<br />
«<span style="font-size: large;"><i>Prima era una barbarie: ci facevano nascere e poi ci buttavano nel fiume chiuse in un sacco come i gattini, o ci soffocavano con il sari che avremmo dovuto indossare.</i></span>»<br />
<br />
Una vera crudeltà. Oggi, invece, tutto è diverso: in India, in Bangladesh, in Cina, in Corea del Sud, in Pakistan, le bambine muoiono precocemente (e misteriosamente) solo nelle arretrate campagne. La civiltà, infatti, avanza imperiosa e le moderne tecnologie in ambito medico e scientifico consentono di stabilire anticipatamente il sesso del nascituro, in modo che sia possibile pianificare e praticare aborti selettivi. <br />Un gran bel vantaggio, non credete? E' sufficiente pagare una quarantina di sterline e ci si libera in fretta di un feto non desiderato. Ci si risparmia la fatica della gravidanza - e di vederla nascere, questa piccola fonte di guai. Si procede rapidi (a dispetto di tutte le leggi varate negli ultimi decenni che vieterebbero - il condizionale è d'obbligo - tanto la diagnosi precoce del sesso del nascituro quanto l'aborto selettivo) sulla via dell'eugenetica a base sessuale. <br />
Del resto, non si fa mica alcun male. Non sono bambine... O meglio, avrebbero potuto esserlo. Ma non sono neppure nate. Sono meno che impronte. <span style="color: red;"><b>Petali spazzati via dal vento</b></span> della modernità, della civilizzazione.<br />
<br />
«<span style="font-size: large;"><i>Sta tutto in come la cultura percepisce e descrive le donne. Sino a che avremo meno valore degli uomini, sino a che saremo considerate "fardelli", la violenza contro di noi continuerà ad andare "dall'utero alla tomba" e non finirà.</i></span>»<br />
<br />
<center>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQIhFkNf5hFsClBcqRou1mq0rWdFBQtMXfcefia1PwrkzHGenNwqI5jnvcgtY9jFzMdfLFYURxdsDxRSEDjNxXaY2VXAOY6isNZKQj-1z9VJabrvc4zjjMZGMEQ-Q2vs4bEiNDorad0t8/s1600/petals-in-the-dust-2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQIhFkNf5hFsClBcqRou1mq0rWdFBQtMXfcefia1PwrkzHGenNwqI5jnvcgtY9jFzMdfLFYURxdsDxRSEDjNxXaY2VXAOY6isNZKQj-1z9VJabrvc4zjjMZGMEQ-Q2vs4bEiNDorad0t8/s1600/petals-in-the-dust-2.jpg" height="640" width="502" /></a></center>
<div style="text-align: left;">
<br /><span style="font-size: large;"><b><i>Continua...</i></b></span><br /><br />(Le citazioni presenti nel post sono state tratte da Ferite a morte, di Serena Dandini e dall'intervista a Nyna Pais Caputi, regista del film documentario <i>Petals in the dust</i>. L'intervista è stata tradotta in italiano da Maria G. Di Rienzo sul suo blog <a href="https://lunanuvola.wordpress.com/">Lunanuvola</a>.)</div>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-48216715497776756102014-11-15T20:08:00.001+01:002014-11-15T20:08:49.273+01:00«Arriva l'acqua! Arriva l'acqua!»«Piove da far paura» mi ha detto poco fa mio marito, che sta approfittando del brutto tempo per portare a termine l'impianto elettrico in casa. E' da aprile che ci siamo trasferiti nel paesello di Costanzana e siamo ancora senza luce in un paio di stanze e lungo la scala. Dai muri pendono fili elettrici simili a ciocche di capelli rosse, verdi e blu e i gatti sono costretti a camminare in punta di piedi per non prendere la scossa. Comunque ora, finalmente, abbiamo la luce nello studio al pianoterra: <i>fiat lux</i>!<br />
Ed è proprio la luce del nostro lampadario nuovo nuovo a riversarsi sul cortile dalle finestre (a cui mancano ancora le tende... E pensare che il mondo l'hanno creato in soli sette giorni!). Fuori, in strada, è tutto buio perché è saltata la corrente. <br />
Disastri dappertutto. Contatto gli amici vicini e lontani tramite Facebook e le notizie che arrivano sono sconfortanti: Francesca mi dice che in Lombardia la situazione è davvero critica; in Valsesia ci sono piccole frane e smottamenti; e il grande Po si è fatto minaccioso in Emilia...<br />
Anche qui da noi, in paese, è esondata la Marcova. Nel primo pomeriggio, Cristiano e io ci siamo muniti di impermeabili e abbiamo fatto un giro di ricognizione. La campagna è fradicia, desolata. Sull'orizzonte grava un cielo zuppo di pioggia. <br />
Ogni volta che si parla di alluvioni mi torna in mente l'autunno del 2000, quando anche Casale Monferrato fu colpita dalla piena e tutti fummo costretti ad abbandonare le nostre case, portando con noi pochi effetti personali, gli animali domestici e un nodo stretto in fondo alla gola. <br />
Si è sempre mormorato che l'argine del fiume sia stato fatto saltare per evitare al centro cittadino di essere sommerso dalle acque che erano già esondate all'altezza del Circolo Canottieri; che si abbia preferito, insomma, sacrificare i quartieri popolari (Oltreponte, Nuova Casale...) per salvaguardare il centro storico... All'epoca, ricordo, ci fu una grande bagarre in proposito e il C.AL.CA (Comitato Alluvionati del Casalese) si batté con coraggio per accertare la verità e prevenire futuri disastri nel territorio. <br />
In ogni caso, ciò che è rimasto ben impresso nella mia memoria è il senso di smarrimento e di confusione provato in quella grigia mattina d'ottobre. Per tutta la notte i bus navetta erano andati avanti e indietro sul ponte ormai chiuso al traffico, trasportando gli sfollati della frazione di Casale Popolo. Mia madre li osservava dalla finestra, mentre io me ne stavo distesa sul divano, in preda a un inopportuno mal di stomaco. «Vedrai che domani tocca a noi», mi diceva. <br />
E infatti, il mattino successivo, le auto dei vigili urbani iniziarono a transitare a passo d'uomo lungo le vie del quartiere, invitando tutti ad abbandonare le abitazioni. Mio padre, da principio, non voleva saperne: «No, no, io resto qui: faccio la guardia alla casa!». Ma era troppo rischioso... e, inoltre, bisognava decidersi in fretta. Dimentico il mio mal di stomaco, mi infilo una tuta di pile e un giubbotto imbottito e vado a chiamare mio nonno, che abita nel palazzo di fronte al nostro. Papà si reca invece da mia nonna e dal suo "moroso", che vivono in fondo alla via. Li convinciamo a lasciare casa. La nonna, che ha più di ottant'anni e cammina col bastone, verrà portata via dall'ambulanza. Mia madre raccomanda all'autista di scaricarla al termine del ponte, dove anche noi arriveremo con la navetta, in modo da poterci riunire tutti non appena possibile; ma l'autista sbaglia e la nonna finirà in uno dei centri di accoglienza e di primo soccorso predisposti nelle scuole. Impiegherò tutta la mattinata per ritrovarla... Tuttavia la nonna (vedova, ex profuga di Pola, sopravvissuta ai bombardamenti) non è donna da farsi scoraggiare per così poco. «Ma dove eravate finiti, si può sapere?» m'investe, non appena mi vede entrare nel camerone dove l'hanno sistemata, alla scuola media Trevigi. <br />
Dobbiamo fare tutto in fretta, le navette stanno partendo! Così, il nonno s'infila la giacca sopra al pigiama, mamma dimentica a casa i soldi, io me ne vado in tuta. Papà (che «deve sempre fare di testa sua» commenta la mamma) è andato a controllare la situazione e non torna più. Siamo in trepida attesa. Ci affacciamo al balcone e vediamo la gente correre per strada. <br />
«Ma che succede?»<br />
«Arriva l'acqua! Arriva l'acqua!»<br />
Oh, cielo, arriva l'acqua...! E papà? Dov'è papà?<br />
In realtà, si tratta di un falso allarme. L'acqua non sta arrivando, l'argine (lo apprenderemo in seguito) verrà fatto saltare solo diverse ore più tardi. <br />
Intanto papà ritorna e finalmente possiamo avviarci anche a noi al centro di raccolta, da cui partono i pullman. Come ho già detto, non abbiamo portato nulla con noi, eccetto gli animali: Mickey (il "piccolo cagnolino rosso") e Atena, una gattona terribile (<i>nomen omen</i>!), sette chili di indomita intemperanza. Non smette di piovere e la gabbietta della povera Atena continua a imbarcare acqua. Siamo tutti agitati. Mickey, che è sempre stato un cagnetto buono e obbediente, riesce perfino a sfilarsi la pettorina nel tragitto che percorriamo a piedi. Devo fermarmi per rimettergliela. Qualcuno si ferma per aiutarmi. C'è grande solidarietà, fra noi sfollati. Poche parole, molti sorrisi, gesti concreti che ti scaldano il cuore.<br />
Ben diversa è l'atmosfera che si respira in città, quando le navette ci scaricano dopo il ponte. Siamo spaventati, mal vestiti e male equipaggiati. I passanti ci guardano straniti e infastiditi. Sembrano non rendersi conto che Casale è stata alluvionata. <br />
Alcuni dei nostri parenti (lo zio Gianni e tutta la sua famiglia, il cugino Sergio...) sono stati colpiti come noi dall'esondazione e riusciremo ad avere loro notizie solo il giorno successivo. Altri (che abitano in centro e potrebbero darci aiuto) si guardando ben bene dal farsi vivi. Ad accoglierci sono piuttosto gli amici di sempre: Graziano, Gigi, Giuseppe... Gigi ci viene incontro e ci ospita nelle prime ore dopo l'evacuazione. Ci aiuta a cercare la nonna, permette ad Atena (infuriatissima) di rifugiarsi sotto il mobile del suo soggiorno e ci offre colazione e pranzo. Graziano, addirittura, mette a nostra completa disposizione un appartamento; e Giuseppe si offre di ospitare la nonna e Renzo. Se non sono amici questi...<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghh7q7xEZ3L_Gk5gw9iH5A4iKX_qI4b0JT333ZmZOA2uoLJS3H58Z00G3_f75L5E0iC1g1wodtC8ouCB8pLqKvwqU1WNmtWxVkPaND8pDBXjqAYfT9pcTO0pBI1aWQUjn-niayRMTqbWQ/s1600/fotoalluvione0.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghh7q7xEZ3L_Gk5gw9iH5A4iKX_qI4b0JT333ZmZOA2uoLJS3H58Z00G3_f75L5E0iC1g1wodtC8ouCB8pLqKvwqU1WNmtWxVkPaND8pDBXjqAYfT9pcTO0pBI1aWQUjn-niayRMTqbWQ/s1600/fotoalluvione0.jpg" height="301" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casale Monferrato, quartiere di Oltreponte, autunno del 2000: case alluvionate. <br />
Foto di © Enzo Gnasso</td></tr>
</tbody></table>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNQ2rZXsYn54RK7uICHIqoe55siAQwDZEz6xAqT7YdxH8ABXeih10LaRPGiFWFJ9a8HaKjc1-tjhKnNZDyWQ0FI7HGMQ6sjivndTlVP9Bu7XmnW5npb8c0yq2_Sy5Q9U4XtwH7DglwEEc/s1600/fotoalluvione5.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNQ2rZXsYn54RK7uICHIqoe55siAQwDZEz6xAqT7YdxH8ABXeih10LaRPGiFWFJ9a8HaKjc1-tjhKnNZDyWQ0FI7HGMQ6sjivndTlVP9Bu7XmnW5npb8c0yq2_Sy5Q9U4XtwH7DglwEEc/s1600/fotoalluvione5.jpg" height="302" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casale Monferrato, quartiere di Oltreponte, autunno del 2000: <br />
un bambino mostra il livello raggiunto dall'acqua. <br />
Foto di © Enzo Gnasso</td></tr>
</tbody></table>
</center>
Fummo costretti a restare lontani da casa per cinque giorni, senza sapere se il nostro appartamento fosse stato invaso dall'acqua oppure no. <br />
Ogni giorno interrogavamo Graziano (che lavora in Comune) per sapere quando avrebbero riaperto il ponte, ma nessuno sembrava averne un'idea precisa. Finché un pomeriggio di quella interminabile settimana non rimasi da sola in compagnia di nonna e di Renzo. Mio nonno era stato accolto dal parroco di Crea, don Carlo; mia madre era andata a farsi scrivere dal nostro medico curante (sfollato anche lui!) le pastiglie per la pressione della nonna; mio padre era andato (mi pare) ad aiutare Graziano nel soccorso agli altri alluvionati. Noi tre ci stavamo annoiando davanti alla televisione e così decidemmo di uscire per una passeggiata: la pioggia era cessata e splendeva un tiepido sole autunnale. <br />
Chiacchierando, camminavamo adagio: Renzo e io regolavamo il passo su quello della nonna che, impavida, avanzava col suo bastone, raccontando qualche aneddoto di gioventù. Senza quasi rendercene conto, ci dirigemmo dal centro verso la periferia, all'imbocco del ponte. Una volta arrivati, ci accorgemmo che la strada era stata da poco aperta e che, a piedi, era possibile accedere al quartiere. Una lunga fila di sfollati ci aveva già preceduti e stava avanzando sul marciapiedi, diretta verso quello che abbiamo sempre chiamato "lo stradone". <br />
«Guarda, nonna, hanno riaperto la strada! Che facciamo?»<br />
Non c'era neanche da domandarlo, la mia intrepida nonna si è subito messa in testa al nostro gruppetto, dicendo: «Andiamo, andiamo! Devo controllare la mia casa, io!».<br />
E' stato uno dei pomeriggi più belli di cui conservo memoria. La lunga camminata coi miei vecchietti lungo le strade disastrate; l'angoscia nell'osservare tanta distruzione; la gioia nello scoprire che le nostre case erano intatte e salve; il sole sull'acqua grigia del grande fiume... <br />
Tornammo a casa intorno all'ora di cena (eravamo tutti ospiti di Graziano e Pia, che ogni sera allestivano una bella tavolata in veranda), con la sensazione di aver compiuto una grande impresa. «Sapete dove siamo stati noi, oggi? A Oltreponte!»<br />
Sorpresa: anche papà ci era stato, a nostra insaputa. All'epoca avevamo un solo cellulare in famiglia e non era possibile aggiornarsi a vicenda in tempo reale su quanto accaduto. Meglio così. Ricordo che provammo un piacere particolare, quella sera, nello scambiarci pensieri e sensazioni su ciò che avevamo visto nel pomeriggio.<br />
<br />
L'alluvione del 2000 ci ha segnato profondamente. La devastazione a cui abbiamo dovuto far fronte nei giorni a seguire; il disagio del freddo; il duro lavoro necessario a ripulire e riorganizzare il quartiere; la disperazione di chi perse tutto, in quell'autunno maledetto; le proteste delle settimane a venire; il corteo e le minacce dei poliziotti; le assemblee generali organizzate dal C.AL.CA nella chiesa dell'Assunzione... Ci è rimasto tutto nel cuore. Purtroppo, i nonni non sono più con noi e io non abito più a Casale; ma, con mamma, continuiamo a tenerci aggiornate, ogni volta che le piogge si fanno insistenti, così come in questi giorni. La chiamo e le dico: «Come va?» e il pensiero va subito a quelle giornate frenetiche, a quanti, in questo momento, stanno passando ciò che noi abbiamo già vissuto quattordici anni fa. Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-23953746110867759432014-10-29T15:37:00.001+01:002014-10-29T15:37:13.387+01:00Divertimento pessimo: il maltrattamento degli animali nei circhi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBEyGc3bK34aB2LBD-a8zKTTVSeoa2KCn3iW9Htw_fdXpZ-F2h5YD6YAxC3Y3mZTBzeK6bi-1fzFiUeJ6yaNvFEye2QxVEIRBJ3q4RZNj5ZDlLWwx6pGO85Y8_so9h1o8qvEx2Y77t8Ds/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBEyGc3bK34aB2LBD-a8zKTTVSeoa2KCn3iW9Htw_fdXpZ-F2h5YD6YAxC3Y3mZTBzeK6bi-1fzFiUeJ6yaNvFEye2QxVEIRBJ3q4RZNj5ZDlLWwx6pGO85Y8_so9h1o8qvEx2Y77t8Ds/s1600/images.jpg" height="200" width="121" /></a></div>
«Divertimento pessimo»: così definiva la poetessa W. Szymborska gli spettacoli circensi che utilizzano animali. <br /><br />«<i>Mi vergogno molto, io - umano.<br /><br />Divertimento pessimo quel giorno:<br />gli applausi scrosciavano a cascata,</i><br />
<i>benché la mano più lunga d'una frusta</i><br />
<i>gettasse sulla sabbia un'ombra affilata.</i>»<br /><br />Andrà in onda nelle prossime ore su Radio Gold News (<a href="http://www.radiogold.it/" rel="nofollow" target="_blank">http://www.radiogold.it/</a>) il mio intervento sul maltrattamento degli animali nei circhi.<br />I circhi che utilizzano animali sono ancora purtroppo molto numerosi nel nostro Paese (secondo la LAV, sarebbero circa 2.000 gli animali detenuti in cattività da questi spettacoli viaggianti): vere e proprie carovane della sofferenza, in cui animali selvatici di ogni genere vengono tormentati, affamati, privati della propria dignità solo per il nostro piacere e per il nostro divertimento.<br /><br />Ho altresì approfittato dello spazio concesso da Radio Gold per consigliare la lettura del saggio <b><i>Sulla cattiva strada</i></b> (ed. Sonda), di Annamaria Manzoni: «Il male è tutto ciò che fa soffrire gli esseri senzienti: da questa
banale considerazione, si snoda il tema del saggio, in cui vengono
toccati i temi della violenza contro i più deboli, inflitta non solo e
non tanto per sadismo, quanto regolata a norma di legge, che si tratti
di vittime umane o animali.»<br /><br />La "cultura della violenza" è trasversale e passa attraverso la logica del sopruso: annientare chi è più debole, usarlo per il proprio tornaconto o per il proprio divertimento... Poco importa a quale specie esso appartenga. Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-89289254116448648152014-10-04T15:50:00.002+02:002014-10-04T15:50:42.630+02:00Magia nera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-O0cUeO8mrfsmtjNQzCVwDPohg1zBMb4cNWUzRYEGvY7h_7C-JsHmU5n4k45TwOi_nIHKsbyoyXcozLcsPDWVozfCeeUJ3SCfasMJ7J4OnM51YH5-NhLv55GxozukKeQHjTXPfNvboL0/s1600/sexton.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-O0cUeO8mrfsmtjNQzCVwDPohg1zBMb4cNWUzRYEGvY7h_7C-JsHmU5n4k45TwOi_nIHKsbyoyXcozLcsPDWVozfCeeUJ3SCfasMJ7J4OnM51YH5-NhLv55GxozukKeQHjTXPfNvboL0/s1600/sexton.png" /></a></div>
<i>di Anne Sexton</i><br /><br />Una donna che scrive è troppo sensibile e sensuale,<br />quali estasi e portenti!<br />Come se mestrui bimbi ed isole<br />non fossero abbastanza, come se iettatori e pettegoli<br />e ortaggi non fossero abbastanza.<br />Crede di poter prevedere gli astri.<br />Nell'essenza una scrittrice è una spia.<br />Amore mio, così io son ragazza.<br />Un uomo che scrive è troppo colto e cerebrale,<br />quali fatture e feticci!<br />Come se erezioni congressi e merci<br />non fossero abbastanza; come se macchine galeoni<br />e guerre non fossero già abbastanza.<br />Come un mobile usato costruisce un albero.<br />Nell'essenza uno scrittore è un ladro.<br /> Amore mio, tu maschio sei così.<br />Mai amando noi stessi,<br />odiando anche le nostre scarpe, i nostri cappelli,<br />
ci amiamo preziosa, prezioso.<br /> Le nostre mani sono azzurre e gentili,<br /> gli occhi pieni di tremende confessioni.<br /> Ma quando ci sposiamo<br /> ci abbandoniamo ai figli, disgustati.<br /> Il cibo è troppo e nessuno è restato<br /> a mangiare l'estrosa abbondanza.<br /><br />(Tanto per scongiurare, nei giorni preziosi e terribili d'ottobre...)<br /> Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-15093456147134310672014-09-12T15:36:00.000+02:002014-09-12T15:36:35.547+02:00Daniza: dopo la rabbia, la verità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi224o77-32JhVdi5xy-np1PNkiBOmc0BWiCGRdy-4-hrIWT3Ak3V6DBOmIVLGuyvwEeUMKvKtTV9_7KsRJ7rXGQ0Fmi4LYwe2fmfc3pEx9VvdI5DJiYPsAJOLs0wrwKcNaDsHDeuEWRTs/s1600/provediregime.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi224o77-32JhVdi5xy-np1PNkiBOmc0BWiCGRdy-4-hrIWT3Ak3V6DBOmIVLGuyvwEeUMKvKtTV9_7KsRJ7rXGQ0Fmi4LYwe2fmfc3pEx9VvdI5DJiYPsAJOLs0wrwKcNaDsHDeuEWRTs/s1600/provediregime.jpg" /></a></div>
Ieri è stata la giornata del dolore, della rabbia. Delle interpretazioni filosofiche, atte ad indagare le pieghe più oscure della nostra (dis)umanità.<br />
<br />
Ma oggi occorre fare qualche puntualizzazione.<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><i>1. E se Daniza fosse stata uccisa per interesse?</i></span><br />
Innanzi tutto: già da tempo, a noi "animalari" era venuto il sospetto che <b>Daniele Maturi</b> (il cercatore di funghi che, con ostinazione e imprudenza, avrebbe seguito Daniza e i suoi cuccioli nel bosco) non agisse in modo del tutto spassionato e che, dietro alla vicenda della povera orsa uccisa, vi fossero motivazioni importanti e succulente - che andavano ben oltre le rivendicazioni petulanti del nostro coraggioso "rambo-della-domenica". <br />
Puntualmente la rete sembra dare conferma ai nostri peggiori dubbi: alcune fonti (tra cui il Partito Animalista Europeo) sostengono infatti che il progetto <i><b>Life Ursus</b></i> avrebbe intralciato i piani riguardanti l'ampliamento dell'area sciistica di Pinzolo. Insomma, gli orsi (per il cui reinserimento in natura la Regione Trentino ha recepito i fondi europei provenienti dal progetto <i><b>Life Natura</b></i>), utili come "immagine" e a livello di marketing, sono in realtà d'intralcio per lo sviluppo del turismo invernale e vanno perciò eliminati. Del resto, gli animali reintrodotti sono poco più di una decina e potranno essere soppressi abbastanza rapidamente - magari con "campagne" <i>ad hoc</i> simili a quella organizzata ai danni di Daniza e dei suoi piccoli.<br />
Noi misantropi "animalari" avremo magari anche la tendenza ad essere un po' <i>pasionari</i>, ma due conti (senza lasciarci abbindolare dal miraggio delle false coincidenze) sappiamo pur farli...<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpt0AgvbGm3IjbDw72zOGtvcDTHK-l9tb3Vv6EaZmjWcEEWCbJd3ivoN8opyCmbcVFdENbMfC2ZLioBLch0KGN-WAmW_0kKyNXZ94IckBOlvHuT1TOzO44lV7RFWZOLBl0JJzLEDwC1bE/s1600/Daniza-senza-nick.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpt0AgvbGm3IjbDw72zOGtvcDTHK-l9tb3Vv6EaZmjWcEEWCbJd3ivoN8opyCmbcVFdENbMfC2ZLioBLch0KGN-WAmW_0kKyNXZ94IckBOlvHuT1TOzO44lV7RFWZOLBl0JJzLEDwC1bE/s1600/Daniza-senza-nick.jpg" height="640" width="360" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Da Facebook<br /></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPDbgHwUZrY5zCuYXaoElamSKEYadz3F-AkBprz73-_DmzZgu4mPML9nZ_1vjT7GWVH4crC7qpofidIL-MZZa6bhTiEyqE3tnCDYs__avPImLGloEdujBRfhWWhq_m5QUT3Ck_JGoJe_Y/s1600/10688166_10204711175282012_8357047300075074380_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPDbgHwUZrY5zCuYXaoElamSKEYadz3F-AkBprz73-_DmzZgu4mPML9nZ_1vjT7GWVH4crC7qpofidIL-MZZa6bhTiEyqE3tnCDYs__avPImLGloEdujBRfhWWhq_m5QUT3Ck_JGoJe_Y/s1600/10688166_10204711175282012_8357047300075074380_o.jpg" height="304" width="640" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIRzhx_xR-lIqepQnBMNjo97iogQMluEgK6MPQezqTbYd0U4kaOAXeRQO1MniaxxZJTl3iPLBseMBeiVgsscJOJ6ld6Y5dg9M06Fx8m7H7dy1E0ozddHV8Y5bFe-yC2dUyqZMI_fucxZA/s1600/10672198_694755110614766_6875668555993947897_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a><br />
<span style="font-size: large;"><i>2. Strumentalizzazioni politiche? No, grazie!</i></span><br />
Altrettanto fastidiose sono le strumentalizzazioni politiche del caso di Daniza, da parte di soggetti incoerenti a tal punto da risultare grotteschi.<br />
<b>Matteo Salvini</b>, della <b>Lega Nord</b>, non perde infatti occasione per portare avanti la sua crociata contro gli immigrati, prendendo come spunto l'uccisione di Daniza ed ergendosi a difensore dell'orsa e della <i>wilderness</i>.<br />
Tuona infatti il buon Salvini dai social network: «<b>In Italia si può UCCIDERE un orso, ma non si possono toccare spacciatori, rapinatori, clandestini e delinquenti vari</b>».<br />
Peccato che, nel luglio 2011, fosse proprio la Lega Nord a scagliarsi contro il progetto Life Ursus, <a href="http://www.mondoecoblog.com/2011/07/03/cinquanta-chili-di-carne-dorso-alla-festa-leghista-sono-orsi-sloveni/">arrivando ad organizzare (in una sorta di delirio pantagruelico) un banchetto a base di carne di orso</a>. <br />
Complimenti per la coerenza di Matteo Salvini, che oggi piange la morte di un'orsa che tre anni fa avrebbe voluto cucinare e grigliare!<br />
Peccato per lui: noi "animalari" non solo sappiamo fare i conti, ma abbiamo anche la memoria molto, molto lunga...<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIRzhx_xR-lIqepQnBMNjo97iogQMluEgK6MPQezqTbYd0U4kaOAXeRQO1MniaxxZJTl3iPLBseMBeiVgsscJOJ6ld6Y5dg9M06Fx8m7H7dy1E0ozddHV8Y5bFe-yC2dUyqZMI_fucxZA/s1600/10672198_694755110614766_6875668555993947897_n.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIRzhx_xR-lIqepQnBMNjo97iogQMluEgK6MPQezqTbYd0U4kaOAXeRQO1MniaxxZJTl3iPLBseMBeiVgsscJOJ6ld6Y5dg9M06Fx8m7H7dy1E0ozddHV8Y5bFe-yC2dUyqZMI_fucxZA/s1600/10672198_694755110614766_6875668555993947897_n.jpg" height="287" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine tratta dalla pagina FB <i>Cacciatori di Hoax delle Destre</i></td></tr>
</tbody></table>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-69625467649918383342014-09-11T17:32:00.001+02:002014-09-11T17:32:07.535+02:00Daniza: la morte di un sogno<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi224o77-32JhVdi5xy-np1PNkiBOmc0BWiCGRdy-4-hrIWT3Ak3V6DBOmIVLGuyvwEeUMKvKtTV9_7KsRJ7rXGQ0Fmi4LYwe2fmfc3pEx9VvdI5DJiYPsAJOLs0wrwKcNaDsHDeuEWRTs/s1600/provediregime.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi224o77-32JhVdi5xy-np1PNkiBOmc0BWiCGRdy-4-hrIWT3Ak3V6DBOmIVLGuyvwEeUMKvKtTV9_7KsRJ7rXGQ0Fmi4LYwe2fmfc3pEx9VvdI5DJiYPsAJOLs0wrwKcNaDsHDeuEWRTs/s1600/provediregime.jpg" /></a><b>Daniza</b>, l'orsa del Trentino di cui per settimane abbiamo seguito la fuga attraverso i boschi, <b>è morta</b>. Le hanno sparato (fingiamo di crederci) una dose eccessiva di narcotico e l'hanno uccisa. <br />
Del resto, la povera Daniza era diventata una creatura ingombrante: nella "natura" asettica e interamente antropizzata a cui aspiriamo, non c'è posto per i predatori, per gli animali non governabili e che siano inutili da un punto di vista strettamente alimentare. <br />
L'orsa, per giunta, si era mostrata fin troppo orgogliosa: non solo aveva tentato di difendere i suoi cuccioli, rifilando qualche graffio a un cercatore di funghi ignorante e furbetto al tempo stesso [1], ma si era anche fatta beffe delle disposizioni di Regione e Provincia e si era ostinata a fuggire, insieme ai suoi piccoli. Per giorni e giorni, in barba alle <a href="http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/orsa-daniza-il-sindaco-di.html">violente farneticazioni del sindaco di Bocenago</a> e al pugno di ferro dei politici locali, Daniza ha proseguito la sua marcia. <br />
Molti di noi hanno fatto il tifo per lei: il suo sogno di libertà era diventato il nostro sogno, la fulgida aspirazione ad un mondo migliore, non inquinato da arroganza e cupidigia. <br />
Dai cortei, dai sit-in, dalla piazza virtuale dei social network la incitavamo: «Corri, Daniza, corri!».<br />
Purtroppo, man mano che l'orsa si spostava, le sue colpe, i suoi peccati imperdonabili crescevano di numero: Daniza ha sbranato una capra, una pecora (animali che noi alleviamo per poterli sfruttare al massimo e infine ucciderli)... <b>Daniza è pericolosa in quanto non <i>controllabile</i></b>. <br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtNGxoR6UcfNiVDuQG0iPcSfwcBYNbU2utjDEUSbE_wiAtCzpMd6jRyjR3c5XgSp4-dxYcW4a2fQscmM_Nk5y8B4L2cnkAhzj1bqLhGfk4PoCNyfQk9zWxRLtPTYXAfUCCzskkVzpVFxU/s1600/11ed1588d49fd1322a015f70e2e5cd82.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtNGxoR6UcfNiVDuQG0iPcSfwcBYNbU2utjDEUSbE_wiAtCzpMd6jRyjR3c5XgSp4-dxYcW4a2fQscmM_Nk5y8B4L2cnkAhzj1bqLhGfk4PoCNyfQk9zWxRLtPTYXAfUCCzskkVzpVFxU/s1600/11ed1588d49fd1322a015f70e2e5cd82.jpg" height="640" width="426" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto da Pinterest</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Per questo l'hanno uccisa. Non solo per l'aggressione all'incauto cercatore di funghi; né per placare il desiderio di vendetta degli allevatori. <b>I poteri forti l'hanno uccisa</b> (come del resto avevano minacciato più volte) <b>anche per ciò che rappresentava agli occhi di una parte non trascurabile dell'opinione pubblica</b>.<br /><br />
Ora non dobbiamo far altro che guardarci intorno e cercare un'altra vittima, un nuovo capro espiatorio da immolare sull'altare della nostra volontà di prevaricazione e di dominio. Potrà essere forse l'orso Gené di Asiago - oppure il lupo, nemico secolare, da sempre emblema del male.<br />Ciò che conta è avere un avversario da trucidare.<br />Ciò che conta è riuscire ad annientare sogni, speranze, aspirazioni. In fin dei conti, agli esseri umani è sempre possibile fare il lavaggio del cervello. Per quanto riguarda gli animali... non resta che ucciderli. <br />
<br />
<b>Note</b><br />
[1] Ignorante perché chiunque sa che non è una saggia decisione molestare un'orsa quando è accompagnata dai suoi cuccioli. Furbetto perché le tremende ferite inferte da Daniza sono sparite magicamente dalla braccia e dalle gambe di Daniele Maturi: una guarigione (testimoniata da alcuni scatti fotografici diffusi sul web) che ha davvero del miracoloso...Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-70575504515624926812014-08-26T18:38:00.005+02:002014-08-26T18:38:52.122+02:00Ni una màs<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" /></a></div>
<b><i><span style="font-size: large;">L'importanza delle parole e quella (relativa) dei dati statistici</span></i></b><br />
<br />
Tempo fa mi sono imbattuta in <a href="http://emilianorizzo.com/2013/05/08/basta-menzogne-sul-femminicidio-atteniamoci-ai-dati-ufficiali/">questo post di Emiliano Rizzo</a>, che ("dati ufficiali alla mano"), pretendeva di negare l'esistenza della violenza contro le donne, riducendo il femminicidio ad una sorta di menzogna sinistroide e veterofemminista. Che paura.<br />
Del resto si sa che certi negazionisti amano il potere dei numeri, delle statistiche, delle percentuali, preferendo sorvolare, <i>au contraire</i>, sulla precisione e sull'importanza delle parole. <br />
Rizzo, infatti (e con lui molti altri), confonde i termini "<b><i>femmicidio</i></b>" e "<b><i>femminicidio</i></b>", pretendendo di sconfiggere a suon di dati e di tabelle quello che è, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale - difficilmente analizzabile col semplice ausilio della matematica. <br />
<br />
E' stato proprio sulla scia dell'irritazione suscitata in me dall'articolo di Rizzo che ho scritto l'introduzione del mio laboratorio didattico sulla violenza contro le donne, di cui pubblico, qui di seguito, la prima parte.<br />
<i><b><span style="font-size: x-large;">«</span></b></i>Se si cerca il termine “femminicidio” sugli ultimi vocabolari (cartacei o digitali che siano), ci si troverà di fronte ad una laconica definizione, che recita: "Femminicidio: uccisione di una donna". In realtà, se si ripercorre la storia di questa parola, considerando al contempo la vastità e la diffusione del fenomeno (solo nel nostro Paese, le donne uccise nel 2012 dalla violenza di genere sono state 124 [1]), si intuisce immediatamente come quella del “femminicidio” sia una realtà ben più complessa ed eterogenea, destinata a comprendere anche altri aspetti – oltre a quello (definitivo) della violenza fisica e dell’assassinio.<br />
La parola “femminicidio” (per alcuni dal sapore un po’ troppo barricadiero: forse è per questo motivo che molti dizionari editi negli anni ’80 e ’90 preferiscono ignorarla) viene utilizzata per la prima volta dall’antropologa messicana <b>Marcela Lagarde</b>, che definisce con questo vocabolo <br /><br /><i>[…] la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto
della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato,
attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica,
psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale,
familiare, comunitaria, istituzionale (…) che, possono culminare con
l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre
forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o
sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute
all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione
dallo sviluppo e dalla democrazia.</i><br />
<blockquote class="tr_bq">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://media-cache-cd0.pinimg.com/736x/5a/4b/68/5a4b687cf225658f7bb80dd7a36da52e.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://media-cache-cd0.pinimg.com/736x/5a/4b/68/5a4b687cf225658f7bb80dd7a36da52e.jpg" height="640" width="315" /><br /></a></div>
</blockquote>
Il “femminicidio” è dunque l’insieme di atteggiamenti misogini presenti all’interno di una determinata società o di un gruppo sociale – che possono condurre all’uccisione di persone di sesso femminile. Si tratta di un fenomeno complesso e, come tale, difficilmente quantificabile a suon di statistiche.<br />
Diverso è il termine “femmicidio”, coniato dalla criminologa statunitense <b>Diana Russell</b> nel suo saggio <i>Femicide: The Politics of woman killing</i> (1992) allo scopo di fissare una nuova categoria criminologica, fino a quel momento mancante: <br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Il concetto di femmicidio si estende al di là della definizione giuridica di assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l'esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine. </i></blockquote>
Chiunque voglia affrontare il problema (penso in modo particolare ai “negazionisti”, che ottusamente rifiutano l’idea della sopravvivenza, nel mondo occidentale, di una radicata violenza di genere) dovrebbe innanzi tutto tenere conto della varietà del lessico a disposizione e altresì comprendere che citare numeri e percentuali non è sufficiente a focalizzare un problema culturalmente articolato e diffuso capillarmente come quello del femminicidio. <br />
Esiste infatti un filo rosso che collega misoginia e mentalità patriarcale agli episodi di violenza contro le donne compiuti nella storia e nel mondo, sino ai giorni nostri. Un filo che, se dipanato, crea una fitta e drammatica rete di soprusi: lo stupro utilizzato come arma di guerra e strumento di prevaricazione; l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili; lo sfruttamento della prostituzione, anche minorile; la violenza domestica in ogni sua forma; la pratica del <i>sati</i> in India, che costringe le vedove ad immolarsi sulla pira funeraria del marito; le numerose e striscianti forme di sfruttamento e mercificazione del corpo e della sessualità femminili - anche da parte dei <i>mass media</i>… Sono solo alcuni degli orrori e delle ingiustizie connessi alla negazione della libertà femminile. Dinanzi a un panorama così desolante, è fondamentale non solo tentare di prevenire la violenza in quanto tale (come sembra prefiggersi l’attuale controversa legge italiana contro lo <i>stalking</i>), ma anche (e soprattutto) cercare di modificare quel retaggio culturale maschilista di cui le donne sono a tutt’oggi prigioniere e vittime. Proprio per questo il decreto anti-femminicidio approvato in Italia nel mese di agosto del 2013 non ha convinto chi si occupa in prima linea di violenza di genere: esso prevede un sostanziale inasprimento delle pene, ma non menziona alcuna linea risolutiva per ciò che concerne il problema della “tratta” delle prostitute né stabilisce lo stanziamento di fondi per la prevenzione e in favore dei centri anti-violenza, che sono sempre meno numerosi e spesso mancano delle risorse economiche necessarie ad agire in maniera efficace sul territorio. [2]<br />
Eppure proprio la prevenzione e l’educazione emotiva degli adolescenti e dei giovani sembrano essere le uniche due strade praticabili, se si desidera arginare e ridimensionare in futuro il problema della violenza di genere.<br />
In particolare, è necessario educare (tanto i ragazzi quanto le ragazze) a conoscere la donna, la sua sessualità e il femminino e a sviluppare le doti dell’empatia e della com-prensione, se si vogliono prevenire storpiature e aberrazioni come quelle elencate poc’anzi.»Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-66465792617346231252014-07-22T16:29:00.000+02:002014-07-22T16:29:54.817+02:00... e liberaci dal male<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIQDLZNUT99RgZff6Ff8QQSoEU2EQX0v57Zma61K7rkf2fuuvgXm29gCmqHf8r85p7hjp6w7e3zC3lLW2C2jv_C-sXhIBNn9XPF1meEHTskmjrK7VkHKanTuOe6ixu6Exf5osrbwG_EVw/s100/femminicidi.jpg" /></a><span style="font-size: large;"><i><b>Dove per "male" si intende il maschilismo (neppure poi così strisciante) e il bigottismo veterotestamentario di certi sedicenti giornalisti.</b></i></span><br />
<br />
Per il povero <b>Camillo Langone</b> (e per tutti quelli come lui... e sono tanti) non c'è tregua. Queste femministe del nuovo millennio (<a href="http://la-cassandra.blogspot.it/2012/01/medioevo-prossimo-venturo.html">così colte e poco propense a lasciarsi ingravidare</a>) non vogliono proprio lasciarlo in pace. Adesso ci si mettono anche con la storia del <a href="http://www.cognomematerno.it/">cognome materno</a>: proprio ieri, infatti, c'è mancato poco che alla Camera si votasse la <b>proposta di legge che prevede la possibilità</b>, anche <b>per un bambino nato all'interno di un matrimonio, di prendere il cognome della madre</b>. Per fortuna che il nostro è un Paese tradizionalista: così, grazie alle proteste e all'ostruzionismo di alcuni gruppi parlamentari, il voto è stato rimandato. <br />
Il pericolo, comunque, è sempre in agguato - e Langone, per scongiurarlo, è costretto a levare frequenti preghiere al suo temibile Dio vendicatore. Preghiere come questa, per intenderci - pubblicata su "Il Foglio" (e dove, altrimenti?) lo scorso 19 luglio:<br />
<br />
<br />
<center>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhadBFtn049-ZuGr9N9dX5FJqq3slNEhksj-wi9_rMC7EAtxTD_xmrSuQMhEAc-h_fb5ejzM3EJdAJic0U1ZKUwSlppr2ff7oMrgGCrj4Pu7bpR3pfBNGnNHXrEVkY16E9GDWzlXi1gpAw/s1600/langone-cognome+materno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhadBFtn049-ZuGr9N9dX5FJqq3slNEhksj-wi9_rMC7EAtxTD_xmrSuQMhEAc-h_fb5ejzM3EJdAJic0U1ZKUwSlppr2ff7oMrgGCrj4Pu7bpR3pfBNGnNHXrEVkY16E9GDWzlXi1gpAw/s1600/langone-cognome+materno.jpg" height="529" width="640" /></a><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_aU4wAjVZn70_ggouPlEkWfM67zKdc7xzxBuBCarOZQxx6vQbysfzhyphenhyphen5uYhdz4mggue1DqG1txvHcgIZ-bgKf9-O06s_-n6toHYw0NHIVO0ghdQ7MPqxQocn4OQzxaW3pvxh8pMF0gAY/s1600/UOMO-CASALINGO-2013-OK-268x300.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<div style="text-align: left;">
Vi ricorda qualcosa? La donna come contenitore, come utero da riempire (magari a forza); l'uomo come padre-padrone, generatore di vita (non <b><i>insieme</i></b> alla donna; ma <b><i>nonostante</i></b> lei) e dispensatore di leggi che dovrebbero restare inalterate nel corso dei secoli...<br />
<i>Dovrebbero</i>, appunto. Perché, di fatto, la virilità veterotestamentaria a cui ambisce il povero Langone è messa a dura prova da queste nuove forme di misandria. Misandria, sissignori! Come definire altrimenti tutte le limitazioni che sono state imposte al maschio moderno nel corso dei decenni? Privato del suo potere di disporre della vita e del corpo di mogli e figli; perseguitato ogniqualvolta cerchi di far valere gli antichi privilegi su queste donne così dure, così "cattive"... che cosa può fare, se non tentare di difendere gli ultimi baluardi di autoritarismo? Possedere i figli (giacché le donne, queste sciagurate, si sono messe in testa di appartenere a se stesse), apporre su di loro un marchio indelebile, fare fronte comune contro tutto questo nuovo-che-avanza. Poiché i figli, si sa, non sono il risultato di un sentimento d'amore e di reciproco rispetto fra un uomo e una donna; bensì una proprietà inalienabile, da reclamare con forza e determinazione (ma senza spendere un soldo: da notare l'annotazione sulla vergogna degli assegni di mantenimento). <br />
<b>Michela Marzano</b> dovrebbe pensarci bene, prima di sobillare le donne e le madri: indebolita la virilità italica, non ci resta altro destino, se non quello dell'invasione islamica. Ma, d'altronde, da una laureata che incita le sue consimili a non lasciarsi soffocare all'interno della coppia (<a href="http://www.vanityfair.it/news/italia/14/04/03/michela-marzano-gelosia-possesso-amore">in questo articolo su "Vanity Fair"</a>)... che altro mai potremmo aspettarci, se non una drammatica sovversione dell'ordine costituito?<br />
<br />
<center>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_aU4wAjVZn70_ggouPlEkWfM67zKdc7xzxBuBCarOZQxx6vQbysfzhyphenhyphen5uYhdz4mggue1DqG1txvHcgIZ-bgKf9-O06s_-n6toHYw0NHIVO0ghdQ7MPqxQocn4OQzxaW3pvxh8pMF0gAY/s1600/UOMO-CASALINGO-2013-OK-268x300.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_aU4wAjVZn70_ggouPlEkWfM67zKdc7xzxBuBCarOZQxx6vQbysfzhyphenhyphen5uYhdz4mggue1DqG1txvHcgIZ-bgKf9-O06s_-n6toHYw0NHIVO0ghdQ7MPqxQocn4OQzxaW3pvxh8pMF0gAY/s1600/UOMO-CASALINGO-2013-OK-268x300.jpg" height="400" width="356" /></a></center>
</div>
</center>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-75681706152650608762014-07-09T16:10:00.003+02:002014-07-09T16:10:45.679+02:00G-attitudine<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP6SyN8Q53pYKSaaPbU3uYLQCBrbOB3VCSn6yFVEz8z5uUPc4A7d_fJSIlFvkHLjTgDAkgJF2T0MTUhJzysqDW6jGerNhOrSB5ZPJW0Cu9hnvCSEveiExNO9t2f7gIHf9NPLrE8RzXXCo/s1600/gatti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP6SyN8Q53pYKSaaPbU3uYLQCBrbOB3VCSn6yFVEz8z5uUPc4A7d_fJSIlFvkHLjTgDAkgJF2T0MTUhJzysqDW6jGerNhOrSB5ZPJW0Cu9hnvCSEveiExNO9t2f7gIHf9NPLrE8RzXXCo/s1600/gatti.jpg" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><b><i>Ovvero: esercizi di gattoterapia, parte I</i></b></span><br />
<br />
Non ho mai sopportato chi mi richiede affetto o attenzioni. Credo infatti che l’amore (a qualunque genere esso appartenga) sia per sua stessa natura un dono spontaneo, che in nessun modo può essere reclamato o preteso. L’amore (verso il coniuge, un’amica, i genitori…) è una declinazione della libertà individuale. Se si trasforma in dovere a causa di imposizioni esterne, perde gran parte della propria attrattiva – e diviene una sorta di fardello, un legaccio che ci soffoca e ci stringe braccia e gambe. <br />
Non date retta ai giornali, alla televisione – che tanto amano le parole ad effetto: non si può essere “schiavi d’amore”, si tratta di un ossimoro impossibile.<br />
«Perché non mi hai chiamato?» <br />
Perché non avevo tempo, forse neppure voglia; ma questo non significa che non ti voglia bene.<br />
«Ci vediamo oggi? Vieni a trovarmi?»<br />
Non posso, ho altri impegni. <br />
«Va bene, fai come vuoi.» (Con rabbia e delusione mescolate nel tono di voce.)<br />
Certo, farò come desidero: nelle prossime settimane, con ogni probabilità, mi terrò ben lontana da te.<br />
Eccetera.<br />
Da questo punto di vista, non siamo tutti uguali. <br />
Vi sono donne e uomini che adorano essere richiesti e che ogni giorno aspettano che il telefono squilli, disposti a mettere da parte se stessi pur di compiacere qualcun altro. Sono punti di vista rispettabilissimi. Io – per quel che mi riguarda – ho sempre diffidato dell’etica del sacrificio: troppo intrisa di misoginia e di cattolicesimo, per i miei gusti. <br />
Al grande fuoco delle passioni ingorde preferisco l’equilibrio; alla volontà di possesso, la libertà di partire, per poi ritornare. <br />
C’è qualcosa di felino, in tutto questo – me ne rendo conto. <br />
I gatti sono creature dell’assenza ed eccellono nell’arte delicatissima di farsi attendere. Chi non è mai stato in ansia per il ritorno del proprio gatto? Chi non ha mai sbirciato sui tetti circostanti… chi non ha mai lasciato la finestra semiaperta, per consentire al vagabondo di rientrare, anche a notte fonda?<br />
Eppure l’amore di un gatto è tangibile, innegabile; ed è un amore stimolante, che non si dà mai per scontato. Con i gatti, non vi sono mai obblighi, né orari, né “proprietari”. <br />
In verità, non tutti gli esseri umani sono in grado di apprezzare la raffinatezza di questo genere d’affetto; anzi, molti di noi si sentono infastiditi dal temperamento incostante dei felini. Li etichettano come “egoisti” e finiscono col preferire il più malleabile cane. <br />
Non dobbiamo meravigliarcene: l’uomo tende a prediligere la strada più semplice e battuta – e di rado è in grado di trarre spunti e insegnamenti da chi gli vive accanto. Gli animali, poi, sono considerati oggetti da possedere, utilizzare, dominare – non fonte di ispirazione per la nostra condotta di vita.<br />
E’ un peccato, perché essi hanno molto da insegnarci.<br />
Dal gatto, in particolare, dovremmo imparare l’arte della solitudine, quella che definirei “autosufficienza emotiva”: non abbiamo realmente bisogno <b><i>degli altri</i></b> per stare bene; né potremo mai godere appieno della compagnia altrui se ci troviamo a disagio con noi stessi – se non sappiamo come impiegare il tempo durante un pomeriggio solitario, o addirittura ci risulta insopportabile la casa vuota e silenziosa. <br />
Fateci caso: avete mai visto un gatto annoiarsi? No di certo. Perfino quando dormono, i felini sono acrobati meravigliosi, piccoli capolavori da ammirare. Non hanno bisogno di un “padrone” che organizzi le loro giornate e non sentono la necessità di vivere e agire <b><i>con</i></b> qualcuno. <br />
Tuttavia questo desiderio di libertà, non impedisce ai gatti di ricercare la compagnia dei propri simili o degli esseri umani. Quando un gatto viene a trovarci, quando decide di acciambellarsi sulle nostre ginocchia o si mette a curiosare ciò che stiamo facendo, possiamo essere certi che questo accada non perché ci ritiene superiori e insostituibili, ma perché in quel momento desidera realmente la nostra compagnia e ci considera interlocutori interessanti. <br />
Attenzioni di questo tipo non sono forse appaganti per chi le riceve? E noi esseri umani (sempre così incerti – eternamente scissi tra la brama di possesso e l’anelito alla libertà) non dovremmo imparare da questi maestri “zen” meravigliosi a bastare a noi stessi; ad amarci senza riserve; a creare legami che siano occasioni di crescita anziché dorate e profumatissime prigioni dello spirito?<br />
<br />
<b>Suggerimenti di lettura: I. Sibaldi, L. De Tomasi, S. Daniele, <i>Gattoterapia - Gli esercizi</i>, Salani Editore.</b><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4BpREBfLz0GW2Ikm4dF9K_o9X-TaOrVEQfJXEzE5fnPf506wq0Dg0eTpcRxu4IDHUyJfUrt28PN0e9IouKiTdQ4elI77uin6OjV3aVRxU-9xxQX-bGnrB31PVVqPDMAROf9ZQbr2G2-s/s1600/gattoterapia-salani.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4BpREBfLz0GW2Ikm4dF9K_o9X-TaOrVEQfJXEzE5fnPf506wq0Dg0eTpcRxu4IDHUyJfUrt28PN0e9IouKiTdQ4elI77uin6OjV3aVRxU-9xxQX-bGnrB31PVVqPDMAROf9ZQbr2G2-s/s1600/gattoterapia-salani.jpg" height="205" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine tratta dalla copertina del libro <i>Gattoterapia - Gli esercizi</i>, edito da Salani</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-46702017231940142672014-06-19T10:24:00.000+02:002014-06-19T13:11:32.005+02:00Flipback Mondadori: una questione di dimensioni<span style="font-size: large;"><i>Titoli e caratteristiche dei flipback Mondadori... e per quale motivo il loro spot televisivo non ci piace nemmeno un po'.</i></span><br /><b><br />Nello spot tv</b> andato recentemente in onda (e che, per quel che mi riguarda, risulta introvabile sul Web) <b>alcune donne</b>, inquadrate in primo piano, <b>parlano di dimensioni</b>: alcune asseriscono che piccolo sia migliore... più maneggevole. Solo <b>dopo uno scambio di salaci battute apprendiamo che stanno parlando di libri</b>.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6v69wDk22d5yhWFsDpSwUxD6IuMisdCPVRkFSDl6Dd1vIKxTGK_Bay_bIYgFKLKddzlfQjc1Wvlv8RoURx3Z0xVB-zPNUzaC1Bv9Nmmd6VoRGjXha2AXcfaqFYOApyfDu2Hk5VXZYe3U/s1600/flipback2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkmbEQmok8RtIlIQIk8u4eVJ2scqzVMm9s8VW9vojLRjOjWYmhIJFKp1wGTd6-KYzvQLCjKMDaQnF8kLzci33V76p0EG1MFiuV1YhWGtnuvSgXZpKD-l6j66PED7Jo5j8vn0NuLn5ulcU/s1600/flip.png" height="358" width="640" /></a><br />
<br />
Si tratta dei <a href="http://www.mondadoriflipback.it/#book"><b>Flipback Mondadori</b></a>, largamente pubblicizzati anche all'ultimo Salone del Libro di Torino, dove i lettori li hanno definiti "pratici", "comodi", "manabili", "pret-à-porter". <br />
L'idea è quella di poter portare i nostri libri preferiti sempre con noi e di poterli leggere e consultare in qualunque momento: sfogliabili con una mano sola (grazie al formato verticale e alla carta leggerissima), i flipback occupano 1/6 dello spazio di un'edizione tradizionale. <br />
Sono, insomma, l'ideale per chi non vuole cedere ai formati digitali e continua ad apprezzare il "sapore" della carta stampata. Non a caso Claudia Consoli li ha definiti (su <i><a href="http://www.criticaletteraria.org/2014/05/scoprendo-i-flipback-mondadori.html">CriticaLetteraria</a></i>) «gli smartphone del mercato librario».<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6v69wDk22d5yhWFsDpSwUxD6IuMisdCPVRkFSDl6Dd1vIKxTGK_Bay_bIYgFKLKddzlfQjc1Wvlv8RoURx3Z0xVB-zPNUzaC1Bv9Nmmd6VoRGjXha2AXcfaqFYOApyfDu2Hk5VXZYe3U/s1600/flipback2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6v69wDk22d5yhWFsDpSwUxD6IuMisdCPVRkFSDl6Dd1vIKxTGK_Bay_bIYgFKLKddzlfQjc1Wvlv8RoURx3Z0xVB-zPNUzaC1Bv9Nmmd6VoRGjXha2AXcfaqFYOApyfDu2Hk5VXZYe3U/s1600/flipback2.jpg" height="116" width="640" /></a><br />
<br />
Per quel che mi riguarda, ciò che mi perplime è la <b>scelta dei titoli</b> (molto scontati, commerciali, definiti in base alle potenzialità di vendita: dovremo per ora accontentarci di <b>Grisham</b>, <b>Brown</b>, <b>Cornwell</b>... dimenticando le deliziose edizioni flipback di Jane Austen - ad esempio - di John Murray Publishers) e la <b>discutibile e avvilente ironia scollacciata dello spot pubblicitario</b> sopra descritto - che suggerisce l'idea di un'inferiorità culturale delle donne, incapaci di relazionarsi con lo "strumento libro" senza fare ricorso ai più abusati stereotipi di genere. Le donne, dunque, presentate non come fruitrici di cultura, ma come oggetti (sessuali) da utilizzare per vendere meglio e vendere di più. Oche giulive che si entusiasmano per le "dimensioni", mentre è pur sempre di libri che si sta parlando...<br />Non vorrei apparire come la solita femminista/disfattista, tuttavia credo che campagne pubblicitarie di questo tipo siano non solo discutibili sul piano etico, ma addirittura pericolose - in tempi in cui si verificano ogni giorno efferati femminicidi. Spiace constatare che, nel nostro Paese, neppure le case editrici riescano a rinunciare alla violenza (verbale) di genere. Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-50337212418228442822014-06-17T19:39:00.001+02:002014-06-17T19:39:35.858+02:00P come Patriarcato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipVAgLyzf8g9Jod_0we4PvIGXhjL-4VfPeKrL7gbQYnm-aTN0-9-o21-ndPh4ZQcJNJA4C9MDcBfkCTR-VRfLljOirmf2ffqAgv-JjLLqbeK82X0mURh3-M9gLuz87THIMPprJG1-1tic/s1600/peramoredelleparole.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipVAgLyzf8g9Jod_0we4PvIGXhjL-4VfPeKrL7gbQYnm-aTN0-9-o21-ndPh4ZQcJNJA4C9MDcBfkCTR-VRfLljOirmf2ffqAgv-JjLLqbeK82X0mURh3-M9gLuz87THIMPprJG1-1tic/s1600/peramoredelleparole.jpg" /></a></div>
<span style="color: #999999;">Dal dizionario Garzanti<br />PATRIARCATO: sistema sociale nel quale l’autorità e la proprietà familiare sono accentrate nelle mani dell’individuo più anziano di sesso maschile.</span><br />
<br />
Sapete che c'è. Che sono stanca di sentir parlare di <a href="http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/06/16/news/motta_visconti_madre_e_due_figli_piccoli_sgozzati_in_casa_nel_milanese_fermato_il_marito-89079772/">uomini che accoltellano</a>, <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/17/siracusa-uccide-la-moglie-a-picconate-a-savona-donna-massacrata-a-calci-e-pugni/1030406/">calpestano, prendono a picconate</a>... e, di commento, leggere e sentire che, dopotutto, anche le donne uccidono - e che, insomma, generalizzare e fare di tutta l'erba un fascio è pur sempre sbagliato. Parliamoci chiaro: chiunque dica o scriva queste cose è in malafede - oppure disperatamente ingenuo.<br />Perché <b>è ovvio</b> che dietro lo spietato assassinio di Cristina Omes e dei suoi due bambini (Giulia, di 5 anni e Gabriele, di 20 mesi) e dietro ai numerosi e sempre in aumento casi di femminicidio in Italia non vi sia la semplice attuazione della violenza (di cui, ne convengo, possono essere capaci tanto gli uomini quanto le donne), quanto l'affermazione del più soffocante maschilismo: colpi di coda (forti, devastanti) di un patriarcato che non vuole morire.<br />
Non siamo nel Terzo Mondo, non siamo in India: anche in Italia <a href="http://www.lastampa.it/2011/02/27/italia/cronache/yara-uccisa-con-sei-coltellate-ha-lottato-con-il-suo-killer-fjOg7ylkD3lPuLKlrTYZ1N/pagina.html">ragazzine innocenti possono essere uccise con inaudita ferocia</a>, <a href="http://milano.corriere.it/notizie/14_giugno_17/uccidevo-lei-chiedeva-perche-divorzio-restavano-figli-eb2e2338-f5e6-11e3-9bf3-84ef22f2d84d.shtml">anche in Italia i figli vengono uccisi perché ritenuti una "proprietà", di cui l'uomo (il "maschio") si può disfare nel momento in cui decide di rinunciare al proprio matrimonio e alle proprie responsabilità</a>. Se non è patriarcato questo, allora spiegatemi che cosa sia. Spiegatemi quale significato abbiano i commenti maschilisti che leggo di continuo. «<b>Anche le donne uccidono</b>.» Certo: il mito (tradito?) di Medea in fin dei conti ce l'ha tramandato: sono le donne, i mostri mangia-bmabini, capaci di infierire sul frutto del loro grembo. <br />Eppure (so che non gradirete sentirvelo dire) <u>i casi di violenza femminile sono ben diversi dai quelli in cui è l'uomo ad uccidere</u> (moglie o figli, indistintamente): nei primi, entrano in gioco fattori eterogenei, che poco hanno a che fare con il desiderio di affermazione e di possesso. Nei secondi, invece, la volontà maschile di imporsi, di avere l'ultima parola e disporre della "proprietà familiare" è determinante. Ecco perché parlare di "<b>violenza</b>" non equivale a parlare di "<b>violenza di genere</b>". Ecco perché i commenti che ho menzionato sopra altro non sono se non odiosi legacci, con cui il maschilismo del nostro civilissimo "bel" Paese continua a stringerci, soffocarci, opprimerci. <br />Siamo un po' tutti maschilisti senza accorgercene. Diffondiamo la cultura della violenza senza rendercene conto, attraverso le nostre stesse parole. E (anche questo non vi piacerà) <a href="http://la-cassandra.blogspot.it/2013/07/poveri-carnefici.html">siamo terribilmente diffidenti verso le donne troppo forti di carattere: testarde, indipendenti, troppo pretenziose... sotto sotto, devono essersele meritate, quelle coltellate</a>.<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq4_IvGiqHRT7gQdPkVPPHji1vd6EnxrOgt-CzbWPhYAWb-9fEaXzwle5Mh8Dj1CTOpJvesm_FpeI1lNmlr8pE8GDEm1qJzjg7eqA_lvN7Nekz16ed0ecvKB8gtEiPjvMmj1D-kWbXHaE/s1600/omicidio+cristina+omes.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq4_IvGiqHRT7gQdPkVPPHji1vd6EnxrOgt-CzbWPhYAWb-9fEaXzwle5Mh8Dj1CTOpJvesm_FpeI1lNmlr8pE8GDEm1qJzjg7eqA_lvN7Nekz16ed0ecvKB8gtEiPjvMmj1D-kWbXHaE/s1600/omicidio+cristina+omes.jpg" height="160" width="640" /></a>Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-84147182750882257452014-06-09T16:40:00.001+02:002015-03-17T16:00:57.353+01:00Tra cuccioli ci si intende: intervista ad Annamaria Manzoni<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSfrNiDhgr6GEb74OmibUwXJgXUsw6wQyEHA63cnpeMCN-_R-G5ggCtir8Xm3JMA1wLLrUUo5CxKQO_m60e8Jkofinq8iWdXTu87x8dsLryG9UDon61y9zWkI_PpQIwk2ZVzQRrKDIrd8/s1600/tra-cuccioli-ci-si-intende-148766.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSfrNiDhgr6GEb74OmibUwXJgXUsw6wQyEHA63cnpeMCN-_R-G5ggCtir8Xm3JMA1wLLrUUo5CxKQO_m60e8Jkofinq8iWdXTu87x8dsLryG9UDon61y9zWkI_PpQIwk2ZVzQRrKDIrd8/s1600/tra-cuccioli-ci-si-intende-148766.jpg" height="320" width="182" /></a></div>
Psicologa e psicoterapeuta, <b>Annamaria Manzoni</b> si occupa da molto tempo dell'importanza del rapporto uomo-animale nello sviluppo psicologico ed emotivo dei bambini. Non solo infatti è l'autrice di testi ben noti a chiunque si occupi di tutela degli animali (come <i>Noi abbiamo un sogno</i> e <i>In direzione contraria</i>): componente dal 2003 del Consiglio direttivo del Movimento Antispecista, è stata altresì la promotrice di un documento (sottoscritto attualmente da 650 psicologi) riguardante la <u>valenza antieducativa di tutti quegli spettacoli</u> (a cui i bambini possono assistere presso gli zoo, ai circhi e nel corso di sagre) <u>che prevedono un trattamento non rispettoso nei confronti degli animali</u>. <br />
Purtroppo il mancato rispetto della sensibilità dell'animale e della sua capacità di provare dolore, sofferenza, paura è una realtà quotidiana, diffusa non solo in ambito circense: si va dall'orrore comunemente accettato degli allevamenti lager alla considerazione dei cosiddetti "animali da compagnia" come oggetti con cui gingillarsi sino ad arrivare agli abbandoni, alle torture e alle sevizie, agli atti di bullismo compiuti su coloro che sono "i deboli" per eccellenza. A tale proposito, ho chiesto ad Annamaria Manzoni quanto profondamente il rapporto uomo-animale possa influenzare lo sviluppo dell'empatia nel bambino, nell'adolescente e nell'adulto...<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>«Può essere assolutamente fondamentale. Bisogna partire dalla considerazione che i bambini hanno una fondamentale attrazione verso il mondo degli altri animali e gli adulti ne sono, con un gioco di parole, inconsapevolmente coscienti. Non è un caso, infatti, che sostengano questa attrazione circondando il mondo dei bambini con immagini di ogni tipo di animale: ne riempiono le camerette, i parchi giochi, le favole: contestualmente sembrano non fare riflessioni al proposito, non si chiedono come mai, quando invece la risposta potrebbe aprire vasti campi cognitivi perché ci parla in fondo della nostra stessa animalità, con cui i bambini appaiono direttamente connessi, prima che l’educazione vada nella direzione di un progressivo distacco quando non negazione di questa nostra parte; lasciano che le cose poi avvengano con un naturale adeguamento dei bambini alla vita degli adulti. L’offerta regolare di cibo di provenienza animale ne è la prova più evidente: si fa in modo che il bambino in modo naturale faccia proprie le norme degli adulti. La relazione che i grandi hanno con gli animali costituisce un costante diretto modello offerto ai piccoli: <b>se in casa c’è attenzione</b>, <b>riguardo e amore per quelli che vivono in famiglia, e in Italia sono milioni, verrà offerto un esempio empatico che il bambino troverà normale seguire; se l’animale di casa è l’uccellino in gabbia, imparerà che noi degli animali siamo padroni, li possiamo mettere dietro le sbarre senza preoccuparci dei loro bisogni, della naturale volontà di volare insita nel possesso stesso delle ali. Se poi l’esempio che si trova ad introiettare è quello di maltrattamenti visibili ed espliciti, al gatto, al cane, questa sarà la naturale relazione che verrà considerata normale: i più deboli si dominano e su di loro si possono compiere prepotenze, senza sensi di colpa perché è cosi che si fa</b>.»</i></blockquote>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit4yOc0boSn39BKx7aj98N4aXV9SgvtgixPWdw0zRTHGNdN-jkzuPbGHqnxFh5snyQ82E1w6t5zOUrwqjK3HHnejUcYtPfq1pHJ3By6OnyFD0f_LM-Wn88UsnLjDW4FmX_IzdZbaAxvgI/s1600/DSC02584.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit4yOc0boSn39BKx7aj98N4aXV9SgvtgixPWdw0zRTHGNdN-jkzuPbGHqnxFh5snyQ82E1w6t5zOUrwqjK3HHnejUcYtPfq1pHJ3By6OnyFD0f_LM-Wn88UsnLjDW4FmX_IzdZbaAxvgI/s1600/DSC02584.JPG" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Annamaria Manzoni</td></tr>
</tbody></table>
D - Esiste dunque un filo rosso che collega tutte le forme di violenza sui più deboli? Penso ad esempio - oltre al matrattamento sugli animali - al bullismo nelle scuole, al femminicidio... Stiamo davvero costruendo, tassello dopo tassello una "cultura della violenza" e della sopraffazione?<br />
<br />
R -<i> Che la violenza sugli animali sia intimamente connessa alla violenza sugli uomini è un dato incontrovertibile, degno di doverosi approfondimenti. Non si può ignorare, per esempio, che quando si ricostruiscono biografie di persone “violente” gli operatori tendono sempre a ricercare prodromi di comportamenti devianti andando ad indagare precedenti episodi, che abbiano avuto come oggetto per esempio danni alla proprietà e vandalismi di vario genere, ma si dimenticano regolarmente di indagare esperienze di crudeltà sugli animali: è molto comune quindi che si legga di bambini o adolescenti rei di vetri rotti o scasso d’auto, ma non compaiano episodi di animali torturati. Ahimè, non perché non abbiano avuto luogo, ma semplicemente perché non si è presa in considerazione la necessità di prendere in considerazione questo ambito. Semplicemente non è ancora entrata nel pensiero comune questa connessione tra la violenza esercitata sugli animali umani e quella sugli animali non umani. <b>Dove questi studi vengono compiuti, per esempio negli Stati Uniti, è ampiamente dimostrato, per esempio, che nelle famiglie in cui un elemento violento, di solito il capo famiglia, è crudele con la compagna, a rischio sono anche i bambini e, se ve ne sono, gli animali d’affezione. Per non parlare, facendo riferimenti estremi, della presenza nella biografia di serial killer di ripetuti drammatici episodi di violenza sugli animali</b>.</i><br />
D - Possiamo perciò parlare di un vero e proprio "danno psicologico" nei bambini e negli adolescenti che sono in qualche modo costretti ad assistere ad episodi di violenza contro gli animali? Penso, ad esempio, alla recente spettacolarizzazione della morte della giraffa Marius, presso lo zoo di Copenaghen, o a tutti quei bambini che fin da piccoli vengono condotti a caccia dai genitori...<br />
<br />
R - <i>Assolutamente sì. Hanno avuto luogo molte aberrazioni nello zoo di Copenaghen, a partire dall’uccisione di animali (giraffa prima e leoni dopo) su cui era già stata fatta la violenza di segregarli, solo perché considerati "di troppo". "Di troppo" secondo valutazioni compiute nell’ottica squisitamente umana, all’interno di un paradigma totalmente antropocentrico. A questo si è aggiunta l’arroganza di esibire pubblicamente la cosa, quasi a dimostrazione di uno strafottente potere di vita e di morte che non deve rendere conto a nessuno, e di averne fatto spettacolo per bambini. <b>Per capirne le conseguenze a livello psicologico, basta interrogarsi su quello che quei bambini possono avere pensato: hanno visto uno spettacolo francamente raccapricciante, sangue, nervi e muscoli di uno splendido animale, che magari era stato loro “amico”, che erano andati a vedere ed avevano ammirato o guardato incuriositi, mano nella mano con mamma e papà che magari li esortavano, quell’animale, ad apprezzarlo nella sua bellezza e nella sua peculiarità: lo hanno visto ucciso, squartato, tagliato, dato in pasto ad altri</b>. I bambini imparano quello che si insegna loro: hanno allora imparato che l’uomo può a suo piacimento disporre della vita di altri esseri, non importa se miti e innocenti, può farlo con tranquillità e senza pena, con crudeltà estrema e totale insensibilità: lui domina e decide, l’altro non può che soccombere.</i><br />
D - Come insegnante, non posso fare a meno di domandarmi in che modo la scuola possa intervenire per aiutare bambini e adolescenti a sviluppare la dote preziosa dell'empatia...<br />
<br />
R - <i>La scuola è luogo di educazione per antonomasia. Ogni insegnante trasferisce non solo contenuti riferiti a competenze rigidamente confezionate, ma possiede amplissima possibilità di sviluppare temi che il suo giudizio e la sua sensibilità connotano come importanti: questo è fondamentale in assenza assoluta di programmi strutturati sull’educazione al rispetto di ogni essere vivente. Programmi che ben oltre un secolo fa erano stati proposti negli Stati Uniti con il nome di <b>Human Education</b>, poi abortiti per mancanza di fondi, deviati evidentemente su temi ritenuti più importanti, che aveva lo scopo proprio di instillare negli alunni l’attenzione a tutte le forme di vita, umane e non umane, partendo già dalla scuola primaria. In ogni caso, <b>ad ogni età è non solo possibile, ma doveroso intervenire; per altro, coscientemente o incoscientemente, lo si fa sempre: anche attraverso il silenzio su questi argomenti, che è significativo ed è esso stesso una forma di (non)educazione: non esistono limiti di età</b>. E’ nell’esperienza di tutti noi come, in periodi diversi della nostra vita, insegnamenti, esperienze, conoscenze ci abbiano aperto nuovi mondi, nuove concezioni della vita, che si sono poi andate strutturando coniugandosi alle nostre particolari caratteristiche, temperamentali, cognitive, comportamentali. Meglio se ciò avviene prima che riusciamo, non rendendocene conto, a fare tanto male ad esseri indifesi. In ogni caso, allo stato attuale delle cose, e in assenza di programmi specifici (in realtà in cui - è bene ricordarlo - Comuni ed enti pubblici offrono biglietti gratis per circhi sul territorio) moltissimo può fare lo spirito di iniziativa di singoli insegnanti: basta pensare a quale immenso serbatoio di sensibilità nei confronti degli animali sia costituito da libri e brani scelti, che la scuola è il luogo più adatto per proporre.</i> <br />
<br />
Brani che personalmente, durante il mio lavoro quotidiano nella scuola secondaria superiore ho tratto non solo dalla letteratura, ma anche da opere di saggistica quali i libri della Manzoni, scritti sempre con grande chiarezza e competenza: un vero e proprio stimolo per insegnanti ed educatori, oltre che per gli allievi.<br />
La sua ultima pubblicazione è <i><b>Tra cuccioli ci si intende</b></i> (Graphe.it edizioni), dedicato ancora una volta a coloro che sono gli antispecisti per eccellenza: i bambini. <br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/AtipBS73Ifg" width="460"></iframe><br />Il booktrailer di <i>Tra cuccioli ci si intende</i> - Graphe.it edizioni</center>
<center>
<span style="color: #999999;"><br /></span></center>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #999999;">Annamaria Manzoni<br /><i>Tra cuccioli ci si intende</i><br />Graphe.it edizioni, 2014</span></div>
Eloisahttp://www.blogger.com/profile/07605990291434412348noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6903381286409901068.post-85569841155564547602014-04-02T23:38:00.002+02:002014-04-03T00:25:15.629+02:00Delle porte che si chiudono...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKQchvHWprBajany186cgpWvft4ESB5M-rGn4pFkL5AcznsA6h0RTBw4F369YvfTasKr081Ueth9dU50NzjD25pWhfaMWVO7n5sYeLHagW6RXxv9jSzX7RUl6eilQ09RWMNuXPJ4-AwE/s1600/eloisa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKQchvHWprBajany186cgpWvft4ESB5M-rGn4pFkL5AcznsA6h0RTBw4F369YvfTasKr081Ueth9dU50NzjD25pWhfaMWVO7n5sYeLHagW6RXxv9jSzX7RUl6eilQ09RWMNuXPJ4-AwE/s1600/eloisa.jpg" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKQchvHWprBajany186cgpWvft4ESB5M-rGn4pFkL5AcznsA6h0RTBw4F369YvfTasKr081Ueth9dU50NzjD25pWhfaMWVO7n5sYeLHagW6RXxv9jSzX7RUl6eilQ09RWMNuXPJ4-AwE/s1600/eloisa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a>
<i>... e del partire per ritornare - o per approdare a nuovi lidi.</i><br />
Finalmente, dopo una lunga lunga attesa, il trasloco è imminente. Venerdì arriverà il camion e porterà via gli scatoloni (preparati già da tempo) e i mobili che arredavano la nostra piccola casa.<br />
Non posso dire di non essere felice: ho atteso la <b>Cercaluna</b> (così ho battezzato la nuova abitazione) per ben tre anni, l'ho studiata a lungo e con passione e, ora che è pronta, devo ammettere che è proprio come l'avevo desiderata: luminosa, ben calibrata, lieve, circondata da un ampio giardino, dall'orto e dal frutteto. <br />
Eppure... eppure non riesco a fare a meno di pensare alla porta che sto per chiudere - e che non riaprirò più. Impacchettiamo le nostre cose, i ricordi, i ninnoli, i libri. Salutiamo i vicini e i loro gatti. Un pensiero al vecchio alloro del cortile, che sta tornando alto e verde, dopo la gelata terribile di un paio di anni fa.<br />
Questa (da cui sto scrivendo per l'ultima volta) è stata la nostra prima casa, mia e di Cristiano. Qui abbiamo affrontato le prime difficoltà di una convivenza stabile. Da qui sono partita ogni mese di settembre, per una nuova avventura scolastica. Qui abbiamo temuto, gioito, litigato quando era necessario. Qui abbiamo preso decisioni fondamentali, che ci hanno resi ciò che oggi siamo: più forti, più consapevoli - perché, dopotutto, non abbiamo più vent'anni...<br />
Volgersi indietro non ha molto senso. Non per me, almeno.<br />
Questa casa era diventata per noi troppo piccola e ingestibile. Ora ce ne andiamo in un luogo che ci apparterrà forse per sempre - e che già sentiamo meravigliosamente nostro.<br />
Tuttavia credo sia doveroso salutare come si conviene la vecchia e fedele <b>Casa dei Ranocchi</b>. Perché non torneremo indietro, in nessun senso. La ruota gira, è vero; ma, pur ripetendosi, ci porta avanti - verso una nuova età, verso una nuova consapevolezza...<br />
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