Perché "Cassandra"?

Sono io, Cassandra.
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.


E' vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati 

godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta 

come se mai fossero esistiti.

Ora rammento con chiarezza:

la gente al vedermi si fermava a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -

nessuno la finiva in mia presenza.

Li amavo.
Ma dall'alto.

Da sopra la vita. 
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e nulla è più facile che vedere la morte. 
Mi spiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall'alto delle stelle - gridavo - 

guardatevi dall'alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.


Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento. 

Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c'era in loro un'umida speranza,

una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos'è davvero un istante,

oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -

E' andata come dicevo io.
Solo che non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.

Un viso che non sapeva di poter essere bello.

(W. Szymborska, Monologo per Cassandra)

Secondo la mitologia greca, Cassandra era una delle figlie di Priamo. Una fanciulla intraprendente che, pur di ottenere il dono della profezia, fece intendere ad Apollo che avrebbe accettato le sue profferte amorose. Il dio, convinto di aver riportato una facile vittoria, la rese sua sacerdotessa e profetessa. Ma Cassandra lo respinse e lui, infuriato, le sputò sulla bocca, condannandola così a non essere mai creduta. A nulla valsero, perciò, gli accorati avvertimenti della ragazza, rivolti a Priamo e ai nobili guerrieri troiani all'ombra dell'imponente cavallo di legno...

Inizialmente aveva dato a questo blog il mio nome. In seguito, ho creduto che fosse più incisivo (e per me più importante) intitolarlo a Cassandra, alla sua testardaggine, alle sue parole vane - e agli inutili sproloqui dei poeti di ogni tempo...

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