Twittare, bannare, taggare, postare googlare, selfie e twerking: ecco i sette neologismi di recente inseriti nell'Oxford Dictionary e ormai largamente utilizzati anche in Italia.
Parole nuove, di certo bruttine, che gli insegnanti dovranno rassegnarsi a non correggere con la biro rossa nei temi e negli esercizi di composizione.
Parole che forse non avranno lunghissima vita e che non possiedono sinonimi adeguati nella nostra lingua.
In realtà, non è il concetto di mutamento linguistico (che tanto fa storcere il naso ai puristi, ma che è strenuamente difeso dai linguisti) ad essere messo in discussione, quanto la qualità stessa del mutamento.
La lingua italiana appare infatti fin troppo frettolosa nell'accogliere all'interno del proprio vocabolario parole provenienti da lingue straniere (dall'inglese in primis), andando a penalizzare in tal modo ricchiezza e sfumature lessicali.
Stiamo, insomma, andando incontro a una lingua sempre più semplificata, incapace di stare al passo con i nuovi mezzi e strumenti di comunicazione?
Quello che è certo, è che un numero sempre crescente di adulti e di giovani dimostra (nell'epoca della rapidità e dell'immediatezza, imposteci dai social network) di avere scarse abilità di comprensione e di analisi di testi (letterari o argomentativi) di media difficoltà.
Non si tratta perciò solo (come rileva il sito Skuola.net in una recente ricerca) di fare a botte con la grammatica e l'ortografia, ma anche di avere serie difficoltà nell'utilizzo delle capacità logiche e analitiche.
E, si sa, un popolo che fatica a decriptare i messaggi da cui è quotidianamente bombardato... è anche un popolo facilmente manipolabile...
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