mercoledì 11 dicembre 2013

I Forconi e il rogo dei libri proibiti

Per strada e sui social network la gente si divide: forconi sì, forconi no - si fa un gran parlare delle ragioni della protesta e della sua legittimità.
Alcuni esaltano i manifestanti come martiri salvifici (e pare che questa sia loro missione, dato che sulla pagina Facebook Movimento dei Forconi si legge: «Vogliamo diventare eroi. [...] Il Forcone salverà il mondo. Quando tutti i Forconi del mondo si uniranno, si estirperà la mala pianta del peccato»: roba da far impallidire Torquemada...); altri, più scettici, credono di notare preoccupanti assonanze fra gli argomenti persuasivi utilizzati dai dimostranti di oggi e i metodi coercitivi degli squadroni fascisti alla vigilia della marcia su Roma.

Gli avvenimenti di questi giorni (le cui notizie trapelano su Internet, nonostante il tentativo della stampa televisiva e cartacea di minimizzare la portata politica degli scontri) sono, del resto, allarmanti. Si va dall'utilizzo di bottiglie molotov ai pestaggi e alle intimidazioni nei confronti di quei commercianti che non vogliono saperne di abbassare le serrande
«Sono d’accordo con il motivo della protesta, ma non con il modo. Io non posso e non voglio chiudere. E non voglio che qualcuno mi obblighi a pensarla diversamente. Che io sia nel giusto o nel torto, potrò avere il mio pensiero? Oggi sono stata accerchiata da una ventina di uomini davanti al mio negozio: mi hanno spintonata e fatta cadere, mi hanno urlato che dovevo morire: “Ammazzate quella coniglia!” Quando mi sono rialzata e mi hanno detto “chiudi o ti spacchiamo tutto”, ho capito che la mia libertà di scelta era svanita. Le gambe mi tremavano e come una mamma con il suo bambino ho fatto la scelta più sicura. Ho chiuso le serrande. E chi veramente dovrebbe essere il bersaglio della protesta sarà a bere un cappuccino con i soldi pubblici» [1],
per finire con le minacce nei confronti di Cinzia Franchin, presidente della FITA (sindacato autotrasportatori) perché non vuole aderire alle ragioni della protesta. «È la seconda volta che vengo minacciata dai forconi perché dissento» afferma la Franchin. «Vorrei sapere chi li finanzia. E conoscere i loro obiettivi politici, perché di questo si tratta.» [2] Come darle torto?

In questo fosco panorama (costellato di bandiere tricolore e braccia destre tese verso il cielo) l'episodio più significativo e preoccupante al tempo stesso è stato forse quello verificatosi alla Libreria Ubik di Savona, che ieri è stata presa d'assalto da alcuni esagitati "forconi": i manifestanti hanno fatto irruzione nel punto vendita, tentando di obbligare il negozio a chiudere e urlando: «Bruciate i libri! Bruciate i libri!».


BRUCIATE I LIBRI. Un grido che fa accapponare la pelle - almeno quanto la bieca incitazione "Ammazzate quella coniglia!".
Un grido che ci fa tornare indietro nel tempo (come i protagonisti di un cupo film dell'orrore), alla luce nefasta dei roghi nazisti delle opere indesiderate, dei libri non tedeschi, alla guerra deprecabile mossa da Hitler e dal suo esercito di scherani contro Walter Benjamin, Thomas Mann, Edith Stein, Herbert Marcuse, Erich Fromm, Sigmund Freud, Paul Klee...
Da sempre, la cultura fa prudere le mani agli aspiranti dittatori, poiché essa va di pari passo con la curiosità umana, con l'intelligenza, con la volontà del singolo ad indagare - con quella "spontaneità" che, come ben annotava Hannah Arendt, è la vittima designata di ogni regime.
L'uomo attento vuole sapere. Vuole conoscere i burattinai, le eminenze grigie che sfruttano la miseria della povera gente per costringerci (tutti) a danzare una macabra quadriglia. (Nel nostro caso, purtroppo, non appena si solleva il velo della demagogia e del "Forconi-pensiero", i nomi e i movimenti che appaiono sono tristemente noti: da Daniele Spairani della "Lega della Terra", associazione collaterale di Forza Nuova; a Danilo Calvani, che dichiara, senza pudore: «Vi sarà un periodo transitorio in cui lo Stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell'ordine trascorso il quale si procederà a nuove votazioni»; passando per rappresentanti vari di Lega Nord, Forza Italia, La Destra, Casa Pound.)
L'uomo attento, l'uomo che è abituato a leggere (e a leggere tra le righe dei comunicati arringa-popolo) dà fastidio, perché "non ci sta". Perché fa domande, perché obietta, non abbassa le serrande a comando ed è garante dei principali diritti civili ed umani.
E' scomodo. Per questo deve essere umiliato, preso a manganellate, a spintoni. Per questo può essere ucciso con la stessa facilità e crudeltà con cui si ammazzano gli animali.
E, se questo non basta, allora passiamo a fare a brandelli il suo pensiero, le sue parole: i libri, appunto.

Questo è il "Forconi-pensiero" e, dopotutto, c'era da aspettarselo.
La coraggiosa Libreria Ubik ha risposto alle provocazioni citando Bertold Brecht.
Io voglio ricordare le parole di Hannah Arendt, nella speranza che possano fungere da monito, aiutandoci a prevenire errori che già conosciamo - che già abbiamo commesso.
«L’ideologia totalitaria non mira alla trasformazione delle condizioni esterne dell’esistenza umana né al riassetto rivoluzionario dell’ordinamento sociale, ma alla trasformazione della natura umana che, così com’è, si oppone al processo totalitario.» [3]

Note
[1] Testimonianza riportata da Massimo Gramellini su "La Stampa" di mercoledì 11 dicembre 2013.
[2] Fonti: la pagina Facebook Segnaliamo il razzismo e il sito Agi.it.
[3] H. Arendt, Le origini del totalitarismo.

4 commenti:

Emmeggì ha detto...

Condivido il tuo pensiero, aggiungo solo che tra i "movimenti" che oggi -come ieri- buttano benzina sul fuoco dell'incultura (politica e non), ci sono anche le "stellette" (come quelle degli sceriffi), il cui capocomico e "megafono" non ha, nemmeno questa volta, perso occasione per dimostrarsi forcaiolo, semplicistico e complottista.
Detto questo, come molti, sto tentando di capire e comprendere cosa si stia muovendo, e non è così semplice, questa volta. Credo però che il dilagare di questo populismo di destra sia in diretta connessione esponenziale con l'ultimo ventennio politico italiano, nel quale i mass media hanno giocato un ruolo di grande peso e responabilità. Di qui anche io stigmatizzo l'episodio della Ubik come particolarmente significativo.

Daniela ha detto...

Grazie per avermi chiarito le idee e di molto su questa tremenda oscurità veniente - credo infatti che molti italiani brancolino totalmente nel buio.

Ma se i fatti attuali non sono chiari a molti, per quanto mi riguarda, certe con-cause sono abbastanza evidenti.

Difficile scagionare una classe politica che ci truffa sistematicamente, facendosi per questo anche pagare.

Difficile non addebitare proprio agli intellettuali o wannabe tali, un comportamento spesso snob, cinico, presuntuoso, inavvicinabile e settario.
Su questo ho le idee chiare, eccome, per esperienza diretta e personale.

I comportamenti scorretti e ingiusti va a finire che in qualche modo li si paga e questa volta - purtroppo sembra - se la follia popolare esasperata dilaga, cari.

Comunque grazie per il tuo punto di vista e le informazioni.

Eloisa ha detto...

Emmeggì, Daniela, per tacere poi delle responsabilità della sinistra - così debole e pusillanime, che per anni ha mancato di rappresentare determinate categorie sociali, che si comporta come se certe tematiche non la toccassero affatto.
Il risultato è questo: un certo vuoto è stato colmato. Purtroppo, dalla peggiore feccia.

Emmeggì ha detto...

Ad eccezione di comode, fumose e parlamentarie "deviazioni al centro", non credo sia genericamente imputabile alla sinistra l'espressione di una cultura politica forcaiola, semplificatrice, totalitaria e xenofoba. Io la penso così: una certa sinistra ha non poche responsabilità del vuoto di rappresentanza e di senso/orizzonte politico che si è via via creato: questa è ovviamente una diretta consueguenza di un contesto generale molto rimescolato nei suoi riferimenti e nelle sue potenzialità. Ci sono stati molti cambiamenti, su più piani, negli ultimi decenni, molti dei quali riguardano proprio le modalità di "fare massa" e di percezione politica ed economica delle persone e delle classi sociali.
In questo contesto, però, riscontro anche che ci sia una sinistra "nuova" che stia cercando di ricostruirsi, dal basso, lavorando sugli scambi, la gratuità, i beni comuni. Una sinistra realista e riformista, fatta di pratiche e di movimenti e -si auspica- tanto più consapevole della propria storia e delle proprie criticità, quanto meno autoreferenziale ed etichettabile. Vero che sia per certi versi "debole", ma sta a noi farla crescere più sana e più forte.

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