martedì 17 giugno 2014

P come Patriarcato

Dal dizionario Garzanti
PATRIARCATO: sistema sociale nel quale l’autorità e la proprietà familiare sono accentrate nelle mani dell’individuo più anziano di sesso maschile.


Sapete che c'è. Che sono stanca di sentir parlare di uomini che accoltellano, calpestano, prendono a picconate... e, di commento, leggere e sentire che, dopotutto, anche le donne uccidono - e che, insomma, generalizzare e fare di tutta l'erba un fascio è pur sempre sbagliato. Parliamoci chiaro: chiunque dica o scriva queste cose è in malafede - oppure disperatamente ingenuo.
Perché è ovvio che dietro lo spietato assassinio di Cristina Omes e dei suoi due bambini (Giulia, di 5 anni e Gabriele, di 20 mesi) e dietro ai numerosi e sempre in aumento casi di femminicidio in Italia non vi sia la semplice attuazione della violenza (di cui, ne convengo, possono essere capaci tanto gli uomini quanto le donne), quanto l'affermazione del più soffocante maschilismo: colpi di coda (forti, devastanti) di un patriarcato che non vuole morire.
Non siamo nel Terzo Mondo, non siamo in India: anche in Italia ragazzine innocenti possono essere uccise con inaudita ferocia, anche in Italia i figli vengono uccisi perché ritenuti una "proprietà", di cui l'uomo (il "maschio") si può disfare nel momento in cui decide di rinunciare al proprio matrimonio e alle proprie responsabilità. Se non è patriarcato questo, allora spiegatemi che cosa sia. Spiegatemi quale significato abbiano i commenti maschilisti che leggo di continuo. «Anche le donne uccidono.» Certo: il mito (tradito?) di Medea in fin dei conti ce l'ha tramandato: sono le donne, i mostri mangia-bmabini, capaci di infierire sul frutto del loro grembo.
Eppure (so che non gradirete sentirvelo dire) i casi di violenza femminile sono ben diversi dai quelli in cui è l'uomo ad uccidere (moglie o figli, indistintamente): nei primi, entrano in gioco fattori eterogenei, che poco hanno a che fare con il desiderio di affermazione e di possesso. Nei secondi, invece, la volontà maschile di imporsi, di avere l'ultima parola e disporre della "proprietà familiare" è determinante. Ecco perché parlare di "violenza" non equivale a parlare di "violenza di genere". Ecco perché i commenti che ho menzionato sopra altro non sono se non odiosi legacci, con cui il maschilismo del nostro civilissimo "bel" Paese continua a stringerci, soffocarci, opprimerci.
Siamo un po' tutti maschilisti senza accorgercene. Diffondiamo la cultura della violenza senza rendercene conto, attraverso le nostre stesse parole. E (anche questo non vi piacerà) siamo terribilmente diffidenti verso le donne troppo forti di carattere: testarde, indipendenti, troppo pretenziose... sotto sotto, devono essersele meritate, quelle coltellate.

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