L'innocenza ricercata è un viaggio sapiente attraverso i personaggi, i luoghi e i topoi dell'opera di Fabrizio De André.
Stefano Galazzo raccoglie frammenti e bagliori, piume e spruzzi d'acqua salmastra, passando in rassegna molti fra i "caratteri" più significativi delle canzoni del cantautore genovese, andando alla ricerca di quell'"innocenza" (umana e salvifica) che traspare nei carrugi, attraverso il dolore della "buona novella", tra le cosce forti di Jamina, nelle fughe (che lasciano senza fiato) di giovani assassini...
Per questa recensione, ho scelto di soffermarmi su figure e personaggi che da molto tempo sono per me oggetto di studio e di lavoro letterario: le donne e gli angeli.
Angeli e donne le cui strade non di rado si intrecciano, nella musica di De André - e non solo ne La buona novella...
Partendo (tuttavia) proprio dal concept album del 1970, è possibile notare l'originalità della presentazione dell'angelo: ne La buona novella, infatti, la creatura che appare in sogno a Maria non è l'emanazione (veterotestamentaria) di un potere divino - come tale in grado di incutere timore - bensì un vero e proprio messaggero, che dona alla giovane donna che ne riceve la visita attimi di gioia e di libertà.
Domando a Stefano Galazzo se esistano, nell'opera di De André, altre figure allo stesso modo "angeliche", portatrici di un messaggio non divino, ma di sicuro foriero di libertà...
SG - Sicuramente nelle canzoni di Fabrizio De André compaiono spesso personaggi che invitano alla libertà, alla riscoperta di ciò che nella vita conta davvero e può donarci una gioia sincera seppure, a volte, solo per un breve attimo. La caratteristica di questi personaggi è il desiderio di essere sempre se stessi, di non lasciarsi schiacciare dal dolore, dalle sconfitte, dalla cattiveria. Penso al malato di cuore dell’omonima canzone, o al suonatore Jones, emblemi di una libertà vissuta fino in fondo, nonostante i propri limiti (soprattutto per il malato di cuore). Penso anche a Tito, il ladrone dell’album La buona novella che, crocifisso accanto a Gesù, ci lascia il suo testamento anarchico, in cui ci racconta di come, nel corso della sua esistenza, non ha mai rispettato le contraddittorie leggi degli uomini. Ora, accanto a un innocente che muore, scopre la legge dell’amore, quell’unica legge che aveva inseguito per tutto l’arco dell’esistenza. La compassione intesa come apertura all’altro, indipendentemente da chi egli sia, è al centro de “Il pescatore”, in cui un pescatore sfama un uomo che gli si presenta per ciò che è (un assassino), ma che lui vede semplicemente come un essere umano in cerca di aiuto.
Inoltre nelle canzoni di De André sono importanti le figure femminili, emblemi di una solitudine che in alcuni casi porta alla tragica decisione di togliersi la vita (come accade in “Nancy”, traduzione di una canzone del grande cantautore canadese Leonard Cohen), mentre in altri è sopraffazione, sfruttamento (come nella celebre “La città vecchia”). Centrale, nella produzione dell’artista genovese è la prostituta, su cui molto ci sarebbe da dire, che non è semplicemente colei che viene sfruttata dall’uomo ma anche chi, attraverso il sesso, vuole dare un messaggio di libertà scardinando le regole della società per bene, come accade nella canzone forse per eccellenza di De André, “Bocca di Rosa”. Un posto a sé occupa Maria, la madre di Gesù, che ha saputo liberarsi dalla prigionia del Tempio amando un misterioso angelo e trovando, in questo gesto e nella conseguente maternità, un senso alla propria esistenza.
Tutti questi personaggi, e molti altri ancora (un esempio possono essere ancora i marinai), incarnano una ricerca di libertà, la voglia di attribuire un significato alla vita, al di là delle sofferenze e delle ingiustizie, che io ho riassunto nella parola “innocenza”, una innocenza che però è una scelta costante, e perciò va sempre “ricercata”.
EM - In effetti canzoni come "Bocca di rosa" sono state in alcuni casi contestate, proprio a causa della situazione di sfruttamento sessuale descritta. In definitiva... tra prostitute, bambine e madri, quale concezione della donna emerge, a tuo avviso, dalle canzoni di De André?
SG - E’ un po’ complesso rispondere a questa domanda. Mi pare che nelle canzoni di De André la donna sia, come dicevamo, colei che viene sfruttata dall’uomo, dal suo egoismo, ma anche una figura capace di grandi gesti d’amore, controcorrente, in grado di mettere in discussione le certezze forse granitiche che l’uomo ha costruito nel corso dei secoli. Penso in particolare a “Bocca di Rosa”, simbolo di una sessualità che diventa dono spontaneo, come già ricordavo prima.
“Jamina” racchiude invece ciò che una donna è per un uomo: un po’ madre, un po’ amante, colei che sicuramente sovrintende al ciclo morte-rinascita, aiutando l’uomo stesso a rinascere grazie e attraverso di lei.
La donna, poi, è nelle canzoni di De Andrè un personaggio lasciato solo, abbandonato dall’uomo, che parte alla ricerca di avventura (e qui mi tornano alla mente i marinai, che prendono il mare mentre le proprie donne sono sulla riva a vederli partire, soffrendo perché non sanno se torneranno vivi da quel viaggio).
EM - Legato al femminile è senz’altro l’elemento acqua, che ricorre in molte canzoni (una delle mie preferite è "Dolcenera"). A p. 89 del tuo libro riporti le parole di Cesare Romana, che definisce (felicemente) Jamina «grande madre mediterranea». «L’ultimo respiro Jamina […] me lo tengo per uscire vivo / dal nodo delle tue gambe…»: la donna, dunque, come creatura che sovrintende al ciclo morte/rinascita.
Quali sono le tue considerazioni a proposito della presenza di questo archetipo nelle canzoni di De André?
SG - Credo che De André abbia saputo raccontare la donna con grande rispetto, mettendo certo in evidenza le contraddizioni di una cultura maschilista che ha attraversato i secoli, ma anche la bellezza della donna, la sua capacità di donarsi e il suo mistero.
Mistero che sconfina nel dominio della morte, nel gorgo, nell'acqua scura che tutto cancella, attraverso la mancanza di consapevolezza...
In verità, l'itinerario attraverso le figure femminili non è l'unico rintracciabile all'interno de L'innocenza ricercata di Stefano Galazzo: come suggerito dal titolo e dall'autore stesso, la fuga, la ricerca del barbaglio (dell'innocenza, appunto) si configurano come scelte costanti - orme rintracciabili (per quanto esile sia la loro figura) in direzioni molteplici...
Stefano Galazzo, laureato in lettere, è docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado.
S. Galazzo
L'innocenza ricercata. Viaggio nelle canzoni di Fabrizio De André
Medea Edizioni, 2012
13,00 €
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