lunedì 23 febbraio 2009

La strada

Per la scrittura nitida e senza fronzoli di Cormac McCarthy ho avuto sin da subito una predilezione. Mi colpirono le frasi concise, l’aggettivazione scarna e precisa, la capacità dell’autore di procedere per immagini suggestive nell’ambito di una narrazione in apparenza semplice, ma nella sostanza introspettiva, surreale e a tratti grottesca.
Un altro notevole pregio era costituito ai miei occhi dalla saggia calibratura della crudeltà nella ricostruzione delle situazioni e della psicologia dei personaggi. Dote, questa, tutt’altro che diffusa nella narrativa contemporanea e grazie alla quale perfino la scena finale dell’infanticidio de Il buio fuori risulta accettabile e doverosa nel contesto apocalittico in cui è stata inserita.
Ne La strada, Cormac McCarthy descrive un altro scenario da fine del mondo, senza fornirci troppe spiegazioni sulle motivazioni che hanno condotto l’umanità sulla soglia dell’estinzione e ridotto il mondo un paesaggio desolato ricoperto di cenere.
Né ci racconta – se non a tratti sommari, demolendo con un pugno di frasi il “mito” dell’istinto materno – la vicenda dell’uomo e del bambino, padre e figlio, che camminano senza sosta verso sud, trascinandosi dietro uno sgangherato carrello del supermercato contenente i loro pochi effetti personali.
Nel mondo in disfacimento che i due protagonisti attraversano (in cui gli uomini si sono ridotti, come lupi affamati, a divorare i loro simili) l’impegno più gravoso è quello di mantenere integra la propria umanità – costituita non solo dal rifiuto di uccidere (fosse anche solo un cane:

Cos’è stato?
Io non ho sentito niente.
Ascolta.
Non sento niente.
Rimasero in ascolto. Poi l’uomo sentì un cane abbaiare in lontananza. Si voltò verso la città sempre più buia. E’ un cane, disse.
Un cane?
Sì.
E da dove è uscito?
Non lo so.
Non è che lo ammazziamo, vero, papà?
No. Non lo ammazziamo. [1])
ma anche dalla quotidianità affettuosa che lega l’uomo e il bambino:

Il bambino stava lì seduto e ciondolava. L’uomo lo teneva d’occhio per evitare che ruzzolasse tra le fiamme. Scavò coi piedi delle piccole buche nella sabbia per le spalle e i fianchi del bambino, dove si sarebbe coricato, e gli si sedette accanto abbracciandolo e scompigliandogli i capelli davanti al fuoco perché si asciugassero. Tutto questo come un rituale antico. Così sia. Evoca le forme. Quando non ti resta nient’altro imbastisci cerimoniali sul nulla e soffiaci sopra. [2]

L’unico mezzo per sopravvivere al mondo e a se stessi è dunque coltivare e riaffermare quanto di più fragile e coraggioso esiste nella natura umana: le abitudini e i rituali della socialità, il rifiuto del degrado, la volontà strenua nel dare un nome alla realtà attraverso la parola.

Camminarono faticosamente per tutta la giornata, e il bambino non disse una parola. […] Quella notte si accamparono sul fondo di un dirupo, fecero un fuoco contro una piccola sporgenza di roccia e consumarono l’ultima scatoletta di cibo. L’uomo l’aveva tenuta da parte perché era la pietanza preferita del bambino, maiale con fagioli. Guardarono la loro cena sobbollire lentamente sulla brace, poi l’uomo la tolse dal fuoco con le pinze e mangiarono in silenzio. Sciacquò la latta vuota, diede da bere al bambino, e quello fu tutto. Avrei dovuto fare più attenzione, disse.
Il bambino non rispose.
Però mi devi parlare.
Ok.
Volevi sapere com’erano i cattivi. Adesso lo sai. Potrebbe succedere di nuovo. [3]

E’ questo il “fuoco” inestinguibile che i due portano durante tutto il loro viaggio, la luce di speranza e di redenzione che illumina queste pagine buie, senza capo né coda – ad eccezione della presenza (folgorante, nel finale) di un’umanità diversa e non ancora sconfitta.

Io non ce la faccio a venire con te.
Ma tu devi continuare. […]
Non posso.
Non ti preoccupare. Questo momento doveva arrivare da tempo. E adesso è arrivato. Continua ad andare verso sud. Fa’ tutto come lo facevamo insieme. Fra poco ti passa, papà. Ti deve passare. No, non passerà. Tieni sempre la pistola con te. Devi trovare gli altri buoni, ma non puoi permetterti di correre rischi. Niente rischi. Capito? Voglio restare con te.
Non puoi.
Ti prego.
Non puoi.
Devi portare il fuoco. [4]
Cormac McCarthy
La strada
Einaudi, Torino 2007

Note

[1] C. McCarthy, The Road, 2006 (trad. it. La strada, Einaudi, Torino 2007, p. 63).
[2] Ivi, p. 57.
[3] Ivi, p. 59.
[4] Ivi, p. 211.

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